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La manodopera straniera sostiene l'economia svizzera

Il manifesto dell'UDC contro la libera circolazione delle persone. Un'inizitiva bocciata in votazione l'8 febbraio del 2009 dal 60% della popolazione. Keystone / Karl Mathis

Molti settori economici in Svizzera sono in ripresa dopo la frenata dovuta alla pandemia ma faticano a trovare manodopera qualificata. Questa penuria può però essere attenuata grazie ai lavoratori stranieri, secondo la Segreteria di Stato dell'economia (Seco).

Questo contenuto è stato pubblicato il 07 luglio 2022 - 14:30
tvsvizzera.it/fra con Keystone-ATS

L'utilizzo di personale proveniente dall'estero, si legge nel 18esimo rapporto sulla libera circolazione delle persone, ha permesso a partire dall'anno scorso non solo di lottare contro la mancanza di personale, ma anche di sostenere lo sviluppo economico.

Su tutti viene fatto l'esempio del settore informatico, spinto dalla sempre più diffusa digitalizzazione: la forza lavoro interna per questo campo è praticamente tutta utilizzata, con una disoccupazione che nel 2021 era all'1,6%. Dal 2010 il numero di persone attive nel ramo è cresciuto del 60%.

Per la ricerca di nuovi collaboratori è stato quindi necessario rivolgersi all'estero, forza lavoro senza la quale sarebbe stato impossibile continuare a crescere. Attualmente, sempre per l'informatica, ci sono persino indizi sul fatto che anche il personale nel quadro della libera circolazione comincia a scarseggiare. Le prime aziende sono quindi obbligate a rivolgersi ad altri mercati, come Stati Uniti, Regno Unito o India.

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Crisi superata

Secondo la Seco, questa difficoltà nel reclutare personale è indizio che l'economia svizzera è sulla buona strada. Il rapporto conclude che la crisi è superata.

I cittadini stranieri sono sovrarappresentati in diversi rami duramente colpiti dalle restrizioni dovute alla lotta contro il coronavirus. Hanno dunque maggiormente risentito degli effetti della crisi rispetto agli svizzeri. Questi ultimi sono infatti maggiormente attivi in settori più stabili, come l'amministrazione, la sanità e il sociale.

A partire da marzo, con la ripresa delle attività anche in ambiti come la ristorazione o il settore alberghiero, la differenza di disoccupazione fra stranieri e svizzeri è quindi tornata a calare.

Problema strutturale

Secondo la direttrice della Seco Marie-Gabrielle Ineichen-Fleisch, che si è espressa davanti ai media a Berna, le difficoltà di reclutamento sono di natura strutturale: "La Svizzera invecchia". Questo significa che i giovani che arrivano sul mercato sono meno numerosi delle persone che vanno in pensione.

I settori a essere confrontati con la sfida della sostituzione delle persone più anziane sono molti. È quindi fondamentale sfruttare al meglio il potenziale della manodopera indigena. Anche così, però, la Svizzera continuerà a dipendere dagli arrivi dall'estero, sottolinea il direttore dell'Unione svizzera degli imprenditori Roland Müller.

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