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La Svizzera rischia molto con l'UE

La Svizzera è il paese che approfitta di più del mercato unico

Il mercato unico è il "principale motore della prosperità" europea. È la conclusione a cui giunge uno studio di una fondazione tedesca. A trarne i maggiori profitti è però un paese che non fa parte dell'UE.

Questo contenuto è stato pubblicato il 09 maggio 2019 - 15:50
Pur non facendo parte dell'UE, la Svizzera trae grandi vantaggi dal mercato unico. © Keystone / Peter Klaunzer

L'appartenenza alla più grande zona economica del mondo si traduce in un aumento medio del reddito pro capite della popolazione dei paesi membri dell'UE e dei tre paesi dell'Associazione Europea di libero scambio (Svizzera, Islanda e Norvegia) di circa 840 euro all'anno. È quanto emerge da uno studio della Fondazione BertelsmannLink esterno pubblicato mercoledì, a due settimane dalle elezioni europee e alla vigilia del vertice straordinario dell'UE a Sibiu, in Romania.

La Svizzera, legata all'UE attraverso tutta una serie di accordi bilaterali, è il paese che approfitta maggiormente del mercato unico: per gli elvetici, infatti, l'aumento medio stimato è di 2'914 euro. In seconda posizione figura il Lussemburgo (2'834 euro), seguito dall'Irlanda (1'894) e dai paesi scandinavi. Per l'Italia, l'aumento è di 763 euro.

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Il risultato della Confederazione, del Lussemburgo e dell'Irlanda è spiegato con "l'alto livello di produttività, combinato con le piccole dimensioni della popolazione e l'elevato grado di apertura di queste economie".

Più in generale, gli aumenti sono maggiori in quei paesi fortemente orientati verso l'esportazione e con un'industria forte.

I limiti dello studio

Come scrivono gli stessi autori dello studio, la ricerca ha dei limiti: "Il nostro modello si basa su ipotesi che lasciano da parte altri fattori potenzialmente rilevanti", ad esempio gli investimenti e la crescita.

Inoltre, le medie che sono state calcolate non riflettono come vengono distribuiti gli utili ottenuti grazie al mercato unico. È possibile che anche nelle regioni e negli Stati che guadagnano di più, solo una piccola minoranza ne tragga beneficio.

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L'abolizione dei diritti doganali e di altri ostacoli ha un impatto particolarmente benefico su queste economie. Gli scambi commerciali aumentano e vi è più concorrenza, ciò che ha un effetto positivo sulla produzione e i prezzi.

Che il mercato unico rappresenti un guadagno per la Svizzera non sorprende. La Confederazione figura ai primi posti (assieme a Belgio e Irlanda) dell'indice di integrazione UELink esterno nel mercato unico.

Gli autori dello studio stimano che il mercato unico introdotto nel 1993 permette di aumentare i redditi dei cittadini europei di 420 miliardi all'anno. In termini assoluti il paese che ne beneficia di più è la Germania (86 miliardi di euro), seguita da Francia (69), Gran Bretagna (50) e Italia (46).

Divari regionali

Lo studio non ha preso in considerazione solo gli Stati, ma pure le regioni. Anche in questo caso molte regioni svizzere escono 'vincitrici'. Sette delle prime dieci regioni europee a guadagnare di più grazie al mercato unico sono infatti nella Confederazione. Tra di esse Zurigo (in prima posizione con 3'592 euro) e il Ticino (in seconda con 3'238 euro).

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Dai risultati – scrivono gli autori della ricerca – emerge chiaramente che "le regioni più vicine al centro traggono maggiori benefici di quelle periferiche. 

Un divario – questo – particolarmente visibile in Italia. I dati, infatti, vanno dai 1'372 euro pro capite nella provincia di Bolzano ai 392 della Calabria. Differenze simili si riscontrano anche in altri paesi, ad esempio tra il sud e il nord della Gran Bretagna.

Nelle loro conclusioni, gli autori della ricerca affermano che "i risultati suggeriscono che il mercato unico può rafforzare le tendenze differenziate di aumento della produttività tra le regioni e quindi contribuire ad aumentare le disparità regionali".

Malgrado queste differenze regionali, però, il mercato interno è il "principale motore della nostra prosperità", ha commentato Aart de Geus, presidente della Fondazione Bertelsmann. "Non tutti ne approfittano nello stesso modo, ma tutti però ci guadagnano".

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