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La settimana in Svizzera

Le dimissioni del procuratore generale, un blitz anti-'ndrangheta e la visita presidenziale in Ucraina hanno segnato la settimana nella Confederazione. La quale dovrà presto affrontare una penuria di burro e, forse, votare sull'app di tracciamento Swisscovid.

Questo contenuto è stato pubblicato il 26 luglio 2020 - 11:00
tvsvizzera.it/ri

Durante la pandemia, la produzione di latte è rimasta stabile, ma quella di formaggio è aumentata e la domanda di burro indigeno è cresciuta. Per questo, l'aumento di 1'000 tonnellate del contingente di importazione (già un fatto raro, per il burro, in Svizzera) ha l'aria di non bastare a coprire il fabbisogno.

Intanto, lunedì, è stato lanciato un referendum contro la modifica della Legge sulle epidemie (Lep) in vigore da fine giugno. L'obiettivo del gruppo promotore è stralciare le basi legali di Swisscovid, l'app di tracciamento lanciata, a loro dire, senza un vero dibattito sui rischi.

Martedì, sono stati pubblicati i risultati trimestrali del primo gruppo bancario svizzero. La pandemia di coronavirus ha inciso, ma il calo dell'utile è ben più moderato di quanto si potesse temere: -10% su base annua a 1,58 miliardi di dollari.

A catalizzare l'attenzione martedì è stata però un'altra notizia, quella di un blitz simultaneo in Svizzera e Italia contro la criminalità organizzata calabrese. Su 158 indagati (6 nella Confederazione), 75 persone sono finite in manette (1 in Svizzera). Sequestrati beni per 169 milioni di euro.

Questa è stata anche la settimana della prima visita presidenziale svizzera in Ucraina (nonché primo viaggio all'estero della presidente della Confederazione in carica, Simonetta Sommaruga, dall'inizio della pandemia). Oltre che per firmare accordi è stata un'occasione per ricordare il ruolo umanitario della Svizzera nel Donbass.

In questi giorni si sono inoltre tirate le somme dei pagamenti senza contanti, poco popolari in Svizzera fino a che non è scoppiata la pandemia.

Venerdì, infine, sono giunte le dimissioni del procuratore generale della Confederazione, Michael Lauber. Era confrontato con una procedura di revoca e rischiava di essere sollevato dalla sua funzione in relazione ai suoi incontri informali non verbalizzati con il presidente della FIFA Gianni Infantino.

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