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Svizzera, religioni unite in favore dei profughi

Le maggiori organizzazioni cristiane, musulmane ed ebraiche della Svizzera hanno lanciato un appello alle autorità e al mondo politico affinché si impegnino maggiormente in favore dei profughi. 

Questo contenuto è stato pubblicato il 08 novembre 2018 - 10:10
tvsvizzera.it/Zz/ats con RSI (TG del 08.11.2018)
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"È la prima volta che ebrei, cristiani e musulmani si esprimono con una sola voce sulla questione", si legge in un comunicato diffuso mercoledì dalla Federazione delle chiese evangeliche in Svizzera, dalla Federazione svizzera delle comunità israelite, dalla Conferenza dei vescovi svizzeri, dalla Chiesa cattolico-cristiana, dal Coordinamento delle organizzazioni islamiche della Svizzera e dalla Federazione delle organizzazioni islamiche della Svizzera. La dichiarazione - sostenuta anche dall'UNHCR, l'agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati - assume quindi un carattere unico e rappresenta un grande passo per il dialogo interconfessionale, viene sottolineato.

"Per gli ebrei, i cristiani e i musulmani ogni essere umano è una creatura di Dio ed è quindi posta sotto la sua protezione: noi crediamo che ciò comporti una particolare responsabilità nei confronti dei rifugiati", afferma Harald Rein, vescovo della Chiesa cattolico-cristiana - costituitasi nell'Ottocento in opposizione fra l'altro al dogma dell'infallibilità papale - e presidente del Consiglio svizzero delle religioni, l'organo che raggruppa le varie confessioni.

Appello in cinque punti

L'appello si articola su cinque punti. Innanzitutto i profughi sul vanno protetti nei loro paesi d'origine, attraverso obiettivi chiari della politica estera. 

Secondariamente in Svizzera è necessaria una procedura d'asilo equa ed efficace: ad esempio chi è toccato da una guerra civile deve poter beneficiare dello statuto di rifugiato e non solo di un'ammissione provvisoria.

Terzo aspetto è l'integrazione: su questo campo le comunità religiose sottolineano il ruolo che possono svolgere i loro affiliati, attraverso il volontariato e le iniziative individuali.

Quarto, chi non soddisfa i criteri per beneficiare di una protezione ha diritto a un rinvio in condizioni di dignità.

Al centro del quinto e ultimo punto vi è infine il reinsediamento (resettlement) delle persone provenienti dalle zone di crisi: stato e mondo politico devono fare di questo approccio uno strumento istituzionale di lungo termine della politica di asilo.

L'UNHCR guarda con favore all'iniziativa delle comunità monoteiste. "La dichiarazione interreligiosa sui rifugiati, frutto della collaborazione tra l'UNHCR e le comunità religiose in Svizzera, è un vero e proprio progetto faro, che speriamo possa essere imitato in altri paesi", afferma Anja Klug, responsabile per la Confederazione dell'agenzia dell'Onu, citata nel comunicato.

La dichiarazione sarà discussa nei prossimi giorni con i servizi federali competenti. Stando ai promotori l'urgenza è innegabile: in tutto il mondo sono in fuga oltre 68 milioni di persone, metà delle quali bambini.

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