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Ultimatum di sei mesi alla Svizzera da Bruxelles

Il riconoscimento dell'equivalenza per la Borsa svizzera è prolungato di sei mesi, ha annunciato lunedì a Bruxelles il commissario europeo Johannes Hahn. Entro quella data, la Commissione Europea auspica però che la procedura di consultazione sull'accordo istituzionale tra Svizzera e Unione sia terminata.

Questo contenuto è stato pubblicato il 17 dicembre 2018 - 21:26
tvsvizzera.it/mar/ats con RSI (TG del 17.12.2018)
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Nel dicembre dello scorso anno, l'Unione europea aveva limitato il riconoscimento a un anno. Bruxelles aveva allora esplicitamente legato la decisione a "progressi insufficienti" nei negoziati per un accordo quadro istituzionale. 

+ Cos'è l'accordo quadro istituzionale?Link esterno

Il prolungamento di sei mesi darà il tempo alla Svizzera di decidere come proseguire in relazione a tale accordo. "Si tratta di una buona intesa, orientata al futuro, ed è il risultato di una trattativa", ha detto Hahn. La Commissione europea si aspettava una presa di posizione politica in favore dell'accordo, ma il Consiglio federale ha avviato "semplicemente una consultazione interna", ha continuato.

Proprio per questo motivo Bruxelles ha deciso di allungare l'equivalenza solamente di sei mesi, fino alla fine del giugno 2019. "È un segno di fiducia da parte nostra", ha affermato Hahn. Ora la palla è nelle mani di Berna.

L'analisi da Bruxelles di Thomas Miglierina:

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Gli Stati dell'Ue devono però ancora dare la loro approvazione al prolungamento dell'equivalenza, cosa che dovrebbe avvenire entro mercoledì. Si dovrebbe comunque trattare di una formalità, poiché la Commissione ha già consultato rappresentanti dei Paesi membri.

Hahn ha chiarito che "non ci saranno accordi quadro à la carte" e che la Svizzera dovrà accettare tutto o niente. Ci tiene comunque a sottolineare che l'Ue ha sempre cercato il dialogo e che ci sono stati numerosi incontri su più livelli per arrivare ad una conclusione felice delle trattative.

Le reazioni in Svizzera alla decisione dell'UE:

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Timori sono stati espressi anche dalla consigliera federale uscente Doris Leuthard: "Non abbiamo tante misure a disposizione per difendere i nostri interessi e non possiamo aspettarci aiuti dai nostri vicini", ha affermato incontrando per l'ultima volta la stampa.

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All'inizio di questo mese, il Governo svizzero ha lanciato una vasta consultazione proprio sull'intesa riguardante l'accordo quadro. Il ministro degli affari esteri Ignazio Cassis aveva in tale occasione dichiarato ai media che il governo sostiene il pacchetto in numerosi punti, ma non in tutti. A suo dire, l'accordo - che viene negoziato a fasi alterne dal 2014 - non è quindi pronto per essere parafato.

Molto difficilmente l'accordo riuscirà a trovare il sostegno necessario nel paese. In particolare sono due i punti critici: le misure d'accompagnamento alla libera circolazione delle persone (volute per salvaguardare il livello dei salari svizzeri e che l'UE vorrebbe indebolire) e l'estensione dei diritti all'aiuto sociale, alla protezione contro l'espulsione e al diritto di soggiorno permanente ai cittadini UE dopo 5 anni.

L'analisi di Nicola Zala:

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