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Scontri in Armenia, due morti e decine di feriti

Un gruppo armato, barricato con degli ostaggi in una caserma di polizia, chiede le dimissioni del governo e il rilascio di prigionieri

Questo contenuto è stato pubblicato il 30 luglio 2016 - 21:43

L'Armenia è nel caos. Nella capitale Yerevan sono in corso violenti scontri tra la polizia e dei manifestanti che sostengono un gruppo armato barricato, con degli ostaggi, in una caserma di polizia.

Il commando, asserragliato ormai da due settimane, chiede le dimissioni del governo e la scarcerazione di quelli che considera un gruppo di prigionieri politici.

Due morti, decine di feriti, di cui una quarantina ancora in ospedale, e centinaia di fermi. Il bilancio della presa di ostaggi che ha infiammato la capitale, Yerevan, e che sta tenendo con il fiato sospeso la città e il resto del Paese da 13 giorni, è ancora provvisorio.

Tutto è cominciato la sera del 17 luglio: un gruppo di uomini armati, almeno una ventina, assalta una caserma della polizia uccidendo un alto ufficiale e prendendo in ostaggio tutti gli uomini presenti.

In cambio della loro liberazione, il commando chiede il rilascio di quelli che considera prigionieri politici. Tra questi, uno dei leader dell'opposizione, Jirair Sefilian, che ha aspramente criticato il modo in cui il presidente armeno, Serge Sarkisian, ha gestito il conflitto nel Nagorno-Karabakh. Sefilian si trova in carcere perché accusato di detenzione illegale di armi.

Nel video in cui ha fatto queste rivendicazioni, il commando ha chiesto ai sostenitori dell'opposizione di scendere in strada, appello a cui in molti hanno risposto. Così, la polizia, oltre a trattare col commando, ha dovuto affrontare anche i manifestanti che sostengono l'azione del gruppo armato.

Con il passare dei giorni, quasi tutti gli ostaggi sono stati liberati e almeno 5 degli assalitori, feriti dai tiratori scelti, sono stati presi in custodia. Quasi quotidiani anche gli scontri tra la polizia e i manifestanti, con decine di feriti e diversi fermi.

Oggi, sabato, dopo la morte di un altro poliziotto, ucciso dal commando, la pazienza delle autorità si sta esaurendo: il servizio di sicurezza nazionale armeno ha dato un ultimatum al gruppo armato. Gli uomini all'interno della caserma hanno però dichiarato fin dall'inizio che non si arrenderanno e che si batteranno fino all'ultimo.

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