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Riforma Senato: cade l'indennità ma rimane l'immunità

Ansa

Approvati 7 articoli e sciolto il nodo sull'immunità. Il M5S resta fuori dall'aula per protesta.

Questo contenuto è stato pubblicato il 05 agosto 2014 - 11:29

Lunedì 4 agosto è stata una giornata da marcare con segno decisamente positivo per il ddl che disegna il futuro Senato: ben sette articoli, approvati in poco meno di 5 ore, e risolto il nodo sull'immunità, per il quale si temeva. Il ddl si avvia dunque verso lo sprint finale, e il premier Renzi non nasconde la sua soddisfazione accompagnando con un "si cambia davvero" tre dei sette punti discussi a Palazzo Madama, il sentimento twittatoLink esterno dal responsabile della Comunicazione Pd, Francesco Nicodemo.

Nello specifico, il primo articolo ad essere stato approvato è stato il terzo, il quale prevede la possibilità per il Presidente della Repubblica di nominare dei senatori "per altissimi meriti in campo sociale, scientifico, artistico o letterario" ma che preclude la carica a vita attualmente vigente. Fortemente simbolica l'approvazione dell'art.9, che abroga l'indennità dei futuri senatori mentre l'art. 8, che conferma l'assenza di vincolo di mandato, ha ottenuto luce verde.

Ma è sull'immunità che il Governo ha ottenuto il 'successo' più inaspettato. Vista l'assenza del correlatore - assieme ad Anna Finocchiaro - Roberto Calderoli, colpito da un grave lutto familiare (la scomparsa della madre) l'Aula aveva infatti deciso di fermare le votazioni degli emendamenti all'art.9, rinviando così i punti caldi a domani. Su sollecitazione di diversi parlamentari, tra cui il 'dissidente' Dem Vannino Chiti, il vicepresidente Maurizio Gasparri, che presiedeva i lavori, ha poi dato l'ok al dibattito sugli emendamenti aggiuntivi all'art.8, che prevedevano l'abrogazione dell'immunità, non prevista nel testo iniziale ma ripristinata dalla Commissione Affari Costituzionali.

E, dopo che Finocchiaro ha ribadito che la soluzione trovata in commissione è "la più ragionevole", rimettendosi tuttavia all'Aula, con l'assenso del governo, si è giunti alla bocciatura di tutti gli emendamenti. Un sospiro di sollievo per l'Esecutivo su un punto spinoso che ha provocato malumori anche tra i Dem, e non solo tra i dissidenti. Il rischio, è la perplessità che serpeggiava tra alcuni senatori Pd, è che con l'immunità si mandi al Senato non il consigliere regionale più bravo, ma quello a rischio di essere coinvolto in un'inchiesta.

Grazie anche al sì di FI e Ncd, l'immunità, però, non è stata intaccata. Domani toccherà all'art. 10, delicato perché verte sulle funzioni del Senato, passare sotto le forche caudine dell'Aula. M5S, definendo la riforma "una porcata", continuerà il suo Aventino mentre la Lega, dopo l'ennesima 'fumata nera' oggi in un incontro con il ministro Maria Elena Boschi, deciderà domani. Ma il malumore del Carroccio è alto.

Ansa/red.

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