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Ue: Tusk raccomanda di approvare il rinvio della Brexit

La premier britannica Theresa May ha chiesto formalmente all'Ue un rinvio della Brexit breve, limitato al 30 giugno. Il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk ha raccomandato ai dirigenti europei di accettare concedere più tempo a condizione che il Parlamento britannico accetti l'accordo di "divorzio" raggiunto tra le due parti lo scorso anno e già respinto da Westminster. 

Questo contenuto è stato pubblicato il 20 marzo 2019 - 21:43
tvsvizzera.it/Zz/ats con RSi (TG del 20.03.2019)
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"Anche se la speranza di una riuscita finale può sembrare fragile, persino illusoria, e sebbene la stanchezza della Brexit stia diventando visibile e giustificata, non possiamo smettere di cercare una soluzione positiva fino all'ultimo momento, ovviamente senza riaprire l'accordo di divorzio". Così il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk.

"Abbiamo reagito con pazienza e buona volontà" numerose volte "e confido che anche ora non ci mancherà la stessa pazienza e buona volontà, in un momento così critico di questo percorso", ha aggiunto.

La richiesta della May deve essere accettata all'unanimità dagli altri Stati membri, riuniti in un summit a Bruxelles giovedì e venerdì e poi convalidata dalle due camere del Parlamento britannico prima del 29 marzo, data teorica dell'uscita del paese dall'Unione.

Tensioni a Westminster

May ha  escluso nettamente l'ipotesi di una proroga più lunga, definendo "inaccettabile" la prospettiva che il Regno Unito possa dover partecipare alle prossime elezioni europee "a tre anni di distanza" dal risultato del referendum del 2016.

La premier, in un aspro botta e risposta con il leader dell'opposizione laburista, Jeremy Corbyn, ha puntato il dito contro il Parlamento, insistendo che è dovere della Camera dei Comuni attuare il risultato del referendum a favore della Brexit.

Corbyn ha sostenuto che il rifiuto di May di mettere sul piatto l'opzione di uno slittamento prolungato, contrasta con gli impegni presi a Westminster e rappresenta "un fallimento" e un cedimento ai brexiteer dell'esecutivo. 

La premier gli ha risposto di "non voler rispettare il risultato" del referendum. Quindi, respingendo le ipotesi di alternative al suo piano, ha notato come la Camera abbia votato contro un no deal, ma anche contro un referendum bis e contro la proposta alternativa di una Brexit più soft di Corbyn. 

Altri sviluppi

"Ora il Parlamento deve affrontare le conseguenze delle sue decisioni", ha tuonato la premier, indicando a questo punto il rinvio breve e la possibilità di recuperare l'accordo già raggiunto a novembre con Bruxelles come l'unica strada. Mentre ha escluso una revoca dell'articolo 50.

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