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Napolitano: "mai saputo di accordi" Stato-mafia

Deposizione di oltre tre ore del presidente della Repubblica al Quirinale nell'ambito del processo palermitano sulla presunta trattativa

Questo contenuto è stato pubblicato il 28 ottobre 2014 - 21:02

Giorgio Napolitano ha risposto a tutte le domande e "con la massima trasparenza e serenità", indica una nota del Quirinale al termine della deposizione resa ai giudici della Corte d'Assise di Palermo nel processo sulla presunta trattativa Stato-mafia. Il presidente della Repubblica, ascoltato in qualità di testimone per oltre tre ore nella Sala del Bronzino dai membri della corte, dai 5 rappresentanti dell'accusa e dai legali, ha ribadito di non aver mai saputo di presunti accordi tra rappresentanti dello Stato e Cosa Nostra allo scopo di far cessare gli attentati mafiosi nel biennio 1992-93.

Napolitano, che non ha mai usato esplicitamente la parola "trattativa", ha specificato di essere stato uno "spettatore in questa vicenda", in merito all'ipotesi di ammorbidimento del 41 bis (carcere duro per i boss condannati al maxiprocesso) e di non essere un giurista. In relazione agli "indicibili accordi" riferiti in una lettera, nel frattempo resa pubblica dal Quirinale, scritta nel 2012 dal suo consulente giuridico Loris D'Ambrosio, precedentemente stretto collaboratore del giudice Falcone, il capo dello Stato ha detto di non aver approfondito la questione (D'Ambrosio è infatti deceduto poche settimane dopo di infarto).

"Con Loris D'Ambrosio eravamo una squadra di lavoro", ha precisato. Riguardo invece alla questione dell'allarme attentati evocata in un'informativa dei servizi segreti nell'estate del 1993 nei confronti dei presidenti delle due Camere Giorgio Napolitano e Giovanni Spadolini, il capo dello Stato ha spiegato di essere stato avvisato ma di non essere rimasto minimamente turbato, in quanto questo faceva parte del suo ruolo istituzionale.

Il presidente, che non era tenuto per legge a incontrare i giudici nell'ambito di questo procedimento, ha voluto rispondere anche alle domande del legale di Totò Riina, nonostante la corte le avesse ritenute inammissibili. In proposito il presidente ha auspicato in una nota che la Cancelleria della corte "assicuri al più presto la trascrizione della registrazione per l'acquisizione agli atti del processo, affinché sia possibile dare tempestivamente notizia agli organi d'informazione e all'opinione pubblica" dell'udienza.

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