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Legambiente "i conti non tornano"

Keystone
Questo contenuto è stato pubblicato il 06 aprile 2014 - 17:42

All'Aquila "i conti non tornano" secondo Legambiente che osserva come "a cinque anni dal sisma del 6 aprile 2009, sono pochi, troppo pochi, gli edifici ricostruiti nel centro del capoluogo abruzzese e in molte delle 56 frazioni colpite. Con circa otto miliardi e mezzo di euro spesi, la devastazione dei centri è ancora tutta lì, il tempo quasi sospeso" e quindi "la ricostruzione va troppo a rilento".

"A fronte dei soldi spesi, solo il 20% del centro storico dell'Aquila è stato ricostruito - commenta Rossella Muroni, direttore generale di Legambiente - il resto è ancora un groviglio di ponteggi e puntellamenti, una parte dei quali necessiterebbe di manutenzione, e quel 20% è quasi tutto riferito alla ricostruzione residenziale. Soltanto una chiesa è stata restaurata e riaperta al culto. Le frazioni, poi, in molti casi sono ancora alle prese con la progettazione di un piano di ricostruzione. E' evidente che la ricostruzione, dell'edilizia pubblica e privata, deve cambiare passo, insieme all'impegno della politica - prosegue Rossella Muroni - che ci auguriamo possa essere concreto, diverso da quelle promesse a effetto che hanno prodotto ben pochi risultati per la rinascita dell'Aquila e dei luoghi simbolo della sua identità, il ripristino dei piccoli comuni e il ritorno alla normalità della vita dei loro abitanti". "Nonostante il tempo perso, l'Aquila deve essere ricostruita in modo corretto e senza speculazioni - aggiunge Francesca Aloisio, presidente del circolo Legambiente dell'Aquila - Siamo convinti che, con la volontà di portarla avanti e il dovuto controllo, una ricostruzione ecosostenibile e all'insegna della legalità sia possibile. L'Aquila può diventare un esempio modello di città sostenibile e un punto di riferimento per l'urbanistica mondiale".

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