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La 'Ndrangheta raccontata da un ex boss

tvsvizzera

Intervista esclusiva a Luigi Bonaventura, già reggente di una della famiglie più potenti della Calabria ha deciso di dissociarsi e collaborare con al giustizia. Nei tre episodi Bonaventura ci parla della sua vita, dall'infanzia a oggi

Questo contenuto è stato pubblicato il 28 ottobre 2014 - 15:15

Luigi Bonaventura, reggente della famiglia crotonese dei Vrenna-Bonaventura, oltre 7 anni fa ha deciso di dissociarsi e di collaborare con la giustizia. Un fatto rarissimo per un boss. Una decisione che porterà suo padre ad attentargli la vita per ben due volte.

Da allora vive con la sua famiglia sotto il programma di protezione del Ministero degli Interni. E nonostante viva con una nuovo identità in una località che dovrebbe essere segreta, Bonaventura è stato facilmente rintracciato dalla sua famiglia, avvicinato e anche minacciato.

Per difendersi, Bonaventura ha deciso di parlare con i media. Secondo lui è una delle soluzioni per restare in vita. Fintato che resta sotto le luci della ribalta, difficilmente la ‘Ndrangheta deciderà di ucciderlo… una sua morte sospetta infatti rischierebbe di bloccare gli affari delle famiglie a causa della possibile risposta delle forze dell'ordine.

Il racconto in tre episodi (vedi i tre video in basso)

Bonaventura ci da appuntamento in una località della riviera adriatica. Ha deciso di raccontarci la sua vita. Ci parla della sua infanzia rubata, costellata da violenza e paura. Dell'addestramento militare, da bambino soldato, come lui stesso ci ha dichiarato. E la sua adolescenza educato per diventare un boss, il reggente della famiglia

E avanzando nel racconto ci parla del suo primo omicidio, della sua carriera all'interno della famiglia. Di quanto diventa capo del braccio armato e infine reggente della famiglia. Dal suo racconto conosciamo così le diverse sfaccettature della ‘Ndrangheta. Della sua capillare presenza in Italia e delle sue tante antenne presenti in tutti i continenti. Degli affari legali e illegali, della sua infiltrazione nei poteri dello Stato. Soprattutto ci racconta di una ‘Ndrangheta diventata il partner più affidabile dei cartelli della droga colombiani e messicani. Non più coppola e lupara, non più sangue e violenza. La ‘Ndrangheta è ormai a un livello superiore.

Luigi Bonaventura ci parla infine del programma di protezione che sulla carta è l'arma più potente contro le mafie ma che in realtà non è efficace quanto dovrebbe o potrebbe essere. Anche perché una parte della politica fa di tutto per sabotarla. Così, sebbene viva sotto il programma di protezione, la sua vita e quella della sua famiglia è in costante pericolo. Eppure ancora oggi, a distanza di quasi 8 anni, lo farebbe ancora. Si pentirebbe ancora. Anche perché il ruolo stesso del pentito, prima disprezzato dal sentire comune, oggi sembra invece apprezzato.

Oggi Luigi Bonaventura attende di essere trasferito all'estero. La sua vita è infatti in costante pericolo. Ma lo Stato tergiversa sebbene una decisione in tal senso sia già stata pressa oltre un anno fa.

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