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Fuga dalla sartoria-lager in Argentina

Il racconto di Olga, immigrata boliviana, che è riuscita a liberarsi dall'impiego in un opificio clandestino

Questo contenuto è stato pubblicato il 05 luglio 2015 - 15:39

Più di 30'000 operai del settore tessile sono impiegati in Argentina in condizioni di lavoro analoghe alla schiavitù. Si tratta per lo più di immigrati boliviani sottoposti a turni giornalieri di 14-16 ore prestati in fatiscenti ambienti di lavoro, squallide stanze e sottoscala, ricavati da case trasformate in improvvisate sartorie senza alcuna autorizzazione.

Un sistema basato sulla corruzione e sulla compiacenza delle autorità preposte al controllo consente la diffusione di queste attività illegali e quando arriva la polizia, sempre troppo tardi, la produzione riprende l'indomani in un'altra parte. Olga è riuscita a liberarsi da questa schiavitù e ci racconta l'incubo, iniziato in Bolivia, con la promessa di un lavoro ben retribuito nella vicina Argentina.

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