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Dacca, morti 9 italiani e 7 giapponesi

Due giorni di lutto dopo l'attacco dello Stato islamico, il resoconto: uccise 20 persone, la maggior parte stranieri

Questo contenuto è stato pubblicato il 02 luglio 2016 - 20:24

E' stata una notte di orrore nel ristorante di Dacca preso d'assalto da un commando jihadista. L'esercito ha posto fine alla presa d'ostaggi sabato mattina, scoprendo 20 cadaveri. Tra i morti ci sono almeno 9 cittadini italiani, imprenditori attivi nel Bangladesh, sette giapponesi, uno statunitense e una donna indiana.

Il Dipartimento federale degli affari esteri ha confermato che tra le vittime non ci sono svizzeri. Questo attacco, rivendicato dallo Stato islamico, scuote un paese già percorso da tensioni politiche e religiose.
"Piangiamo lacrime di solidarietà e cordoglio, ma è anche il momento di lanciare un messaggio di determinazione: l'Italia non arretra davanti alla follia di chi vuole disintegrare la vita quotidiana", ha chiosato il premier Matteo Renzi, mentre la sua omologa bangladese, Aïd-El-Fitr, ha proclamato due giorni di lutto nazionale.

Il primo ministro giapponese, Shinzo Abe ha espresso da parte sua "indignazione per questo atto di terrorismo inumano".


Gli attacchi di matrice islamista, in Bangladesh o compiuti in altri Paesi da gruppi bengalesi, non sono un fenomeno nuovo. La tradizione estremista in questo paese musulmano risale a tempi lontani, alla guerra tra Afghanistan e Unione Sovietica, negli anni '80. Anche se è negli ultimi due anni, con l'arrivo dello Stato Islamico che gli attentati si sono moltiplicati.

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