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La Lifeline attracca a Malta

La nave Lifeline con a bordo 234 migranti, scortata da una nave militare, è entrata poco dopo le 19:00 di martedì nel porto de La Valletta.

Questo contenuto è stato pubblicato il 27 giugno 2018 - 20:57
tvsvizzera.it/Zz/ats con RSI (TG del 27.06.2018)
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La nave è stata bloccata per sei giorni in acque internazionali prima di ottenere il via libera all'attracco da parte del premier maltese Joseph Muscat. Nel frattempo diversi paesi si sono detti disponibili ad accogliere le persone a bordo: l'Italia, l'Irlanda, la Francia, il Portogallo, il Lussemburgo e i Paesi Bassi. 

L'arrivo dell'imbarcazione a La Valletta. Keystone

Il governo tedesco era ancora diviso sulla questione al momento dell'attracco e benché alcuni Länder abbiano dichiarato di essere pronti ad accogliere le persone a bordo, il ministro degli interni Horst Seehofer si è dimostrato irremovibile. 

Precedentemente durante la giornata Muscat ha precisato che dopo l'attracco cominceranno le procedure di identificazione, di domanda d'asilo e di ripartizione tra i paesi disponibili all'accoglienza. 

È stato annunciato inoltre che l'imbarcazione sarà piazzata sotto sequestro e il capitano interrogato dato che aveva rifiutato di consegnare i migranti alla Guardia costiera libica come domandava il Governo italiano. 

A causa di questo comportamento il vicepremier italiano Matteo Salvini aveva accusato la Ong tedesca di rendersi complice dei passatori. 

La vicenda della Lifeline, come quella dell'Aquarius, ha evidenziato ancora una volta il nervo scoperto della gestione dei migranti in seno all'Unione Europea. Tema che sarà trattato giovedì sera in un delicato Consiglio Europeo. 

Il presidente di quest'ultimo, Donald Tusk, auspica che il consiglio permetta di raggiungere un accordo che preveda tre misure, la prima delle quali sarebbe la creazione di piattaforme di sbarco per i migranti fuori dall'Europa. In secondo luogo lo stanziamento di fondi per la lotta all'immigrazione illegale, e infine il rafforzamento della collaborazione con Stati terzi, come la Libia. 

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