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Agroalimentare, fondi UE intascati dalla mafia

Il 70 per cento dei finanziamenti è risultato "irregolare", secondo un'indagine condotta dai carabinieri

Questo contenuto è stato pubblicato il 24 luglio 2014 - 13:21

Le truffe nel settore alimentare costituiscono la nuova frontiera per le mafie di vario genere che realizzano un giro d'affari illecito valutato intorno ai 14 miliardi di euro all'anno. In particolare è fiorente il campo dei fondi dell'Unione europea e dello Stato, che secondo un'indagine condotta dal Nucleo antifrodi dei carabinieri, sono risultati irregolari nella misura del 70% e il fatturato per l'industria del crimine in questo ramo è più che triplicato in un paio di anni.

Progetti fantasma, cifre contraffatte e false intestazioni di titoli e terreni servono, sotto l'attenta regia dei clan, per ottenere finanziamenti, spesso inferiori ai 150'000 euro, somma che non richiede la certificazione antimafia. Ma a preoccupare è in particolare il fenomeno del pork-gate, carne di maiale prodotta in condizioni igienico-sanitarie discutibili all'estero e "stagionata" in Italia, ottenendone così l'etichettatura.

Stesso discorso per i prodotti ittici e ortofrutticoli provenienti dal Nord Africa, come dimostrano le 9'000 tonnellate di alimenti contraffatti sequestrati dai carabinieri nel Belpaese. Gli occhi sono ora puntati sull'Expo 2015 di Milano, il cui tema sarà 'Nutrire il pianeta'. "Il rischio di infiltrazioni c'è – spiega il procuratore Giancarlo Caselli - . Ma abbiamo comunque gli strumenti per fronteggiare l'agromafia".

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