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Migranti in Libia: l’allarme di due agenzie ONU

Oltre tre quarti dei bambini e giovani adulti che cercano di raggiungere l’Europa dal Mediterraneo centrale sono vittime di abusi di ogni tipo. È la conclusione a cui giunge un rapporto pubblicato martedì dall’Unicef e dall’Organizzazione internazionale per le migrazioni.

Questo contenuto è stato pubblicato il 13 settembre 2017 - 20:45
tvsvizzera.it/mar con RSI (TG del 12.9.2017)
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"Se cerchi di fuggire, ti sparano. Se smetti di lavorare, ti picchiano. Come gli schiavi, alla fine della giornata, ci chiudevano a chiave". L’esperienza in Libia raccontata da Aimanno, 16 anni, arrivato dal Gambia in Italia assieme al fratello gemello Ibrahim è una delle atroci testimonianze raccolte nel rapporto “Viaggi strazianti”Link esterno (Harrowing Journeys) realizzato dall’Unicef e dall’Organizzazione internazionale per le migrazioni, attraverso le testimonianze di 22'000 migranti, tra cui 11'000 minorenni e giovani, tra il 2016 e il 2017.

Secondo il rapporto, il 77% dei bambini e dei giovani adulti che cercano di raggiungere l’Europa dal Mediterraneo centrale testimoniano di “esperienze dirette di abusi, sfruttamento e pratiche assimilabili al traffico di esseri umani”.

“Utilizzano parole come tortura, schiavitù, omicidio, traffico o stupro non come dei concetti astratti (…) ma come se fanno parte della loro realtà”, ha sottolineato la direttrice dell’Unicef Sandie Blanchet, presentando martedì il rapporto a Bruxelles. 

L’analisi di Michela Mercuri, autrice del libro “Incognita Libia”

Ad essere particolarmente presi di mira sono i migranti di origine subsahariana, si legge nel rapporto. “Il razzismo è un probabile fattore soggiacente” di questo trattamento.

Il numero più consistente degli intervistati arriva da Gambia, Guinea, Eritrea e Bangladesh, ed ha pagato tra i mille ed i cinquemila euro per raggiungere l'Unione Europea.

Col costante aumento del numero degli arrivi di minori in Europa negli ultimi anni, Unicef e Oim chiedono all'Unione di correre ai ripari, attraverso l'apertura di vie legali sicure; lotta contro traffico, sfruttamento, xenofobia e razzismo.

In aggiunta l'Oim chiede lo stop alla detenzione dei minori migranti in Libia. Un obiettivo su cui l'Ue dovrebbe puntare nei suoi negoziati con le autorità del Paese. "Un primo passo, a cui farne poi seguire altri", spiega il direttore regionale per l'Europa Eugenio Ambrosi, che evoca la necessità di una gestione delle frontiere Ue "children friendly" verso i migranti minori, grazie anche all'utilizzo mirato delle risorse e dei finanziamenti di Frontex.

Quanto alle misure europee mirate a fermare i migranti in Libia per contenere i flussi, per Sandie Blanchet sono "inaccettabili; è chiaro che non si tratta di un luogo sicuro per i bambini e le loro famiglie".

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