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La giustizia elvetica blocca il rientro in Italia dei fondi Ilva

La richiesta della procura di Milano compromessa da vizi di forma - Non provata l'origine fraudolenta

Questo contenuto è stato pubblicato il 24 novembre 2015

Il Tribunale penale federale di Bellinzona (TPF) ha detto no al trasferimento di circa un miliardo di euro congelato in Svizzera all'acciaieria Ilva di Taranto. Fra qualche giorno riprenderà, in Italia, il processo per disastro ambientale e sociale dell'industria italiana (implicati decine di industriali, funzionari e politici per uno scandalo di enormi proporzioni) ma secondo il TPF dare il via libera, come ha fatto la giustizia zurighese, al rientro dei fondi in Italia, come chiesto dalla magistratura di Milano, è ingiustificato.

I giudici escludono l'invio dei fondi in quanto l'origine fraudolenta degli stessi è probabile ma attualmente non provata e la richiesta italiana compromessa di vizi di forma.

Altri sviluppi

Secondo i giudici elvetici, l'invio di fondi, a questo stato della vicenda, equivarrebbe a una sorta di esproprio senza giudizio penale. Gli stessi stigmatizzano il comportamento della giustizia zurighese per avere oltrepassato i limiti legali delle rogatorie internazionali. Il TPF ritiene che i beni patrimoniali sarebbero trasformati in titoli a favore di Ilva che probabilmente non avrebbero un valore corrispondente.

Red.MM/ATS/Swing

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