Emilia, ricostruzione a più velocità
Il 20 maggio del 2012, una scossa di terremoto di magnitudo 5.9 sulla scala Richter colpì l’Emilia Romagna, dove nove giorni dopo un’altra scossa potente portò nuova distruzione. A cinque anni di distanza, la ricostruzione avanza e l’economia della regione, specializzata in prodotti biomedicali, ha spiccato il volo. Il reportage della Radiotelevisione svizzera RSI.
La BBraun di Mirandola, prima del terremoto, aveva 160 dipendenti. Oggi ne ha 100 in più, 14 milioni investiti e un fatturato cresciuto del 30%.
Alberto Nicolini, a capo di una rete di imprese chiamata ‘Terre mosse’, spiega che il sisma è stato un’opportunità.
Il terremoto delle imprese
Le due scosse del 2012 fecero 28 morti e 45 mila sfollati, in 58 comuni toccati. Lo chiamarono il terremoto dei capannoni; si contarono 13 miliardi di euro di danni.
Oggi, però, le imprese tirano molto più di prima: dal 2% del PIL nazionale, ne producono ora il 2,8.
La ricostruzione, dice il presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini, va di pari passo: nove famiglie su dieci sono tornate a casa.
Centri storici
La ricostruzione pubblica, però, stenta. A Finale Emilia - luogo dell’epicentro, dove il sisma fece crollare le due torri medievali cancellando la sua storia- il sindaco lamenta troppa burocrazia.
Anche nel centro storico di Mirandola, ancora fragile, la ripartenza è difficile. Sandro Romagnoli, portavoce di un comitato di cittadini, è critico: non si è tenuto conto delle esigenze della popolazione, accusa. Quindi il modello Emilia non è fatto solo di miracoli.
2017, anno delle opere pubbliche
La priorità era il lavoro, ribattono le autorità regionali. Da lì si è partiti. Questo 2017 sarà invece l’anno delle opere pubbliche: un miliardo è già stato stanziato e il 60% dei cantieri è partito.
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