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Rilasciato il ticinese che fondò milizia anti-Isis

Sul 33enne Johan Cosar pende tuttora l'accusa di essersi arruolato all'estero senza permesso, ma ha riavuto il passaporto e non dovrà più presentarsi ogni settimana

Questo contenuto è stato pubblicato il 06 agosto 2015 - 23:48

Sono state revocate le misure sostitutive dell'arresto nei confronti di Johan Cosar, il 33enne di Locarno che in Siria ha contribuito a fondare la milizia cristiana contro l'Isis. Nei mesi scorsi, il suo caso ha fatto discutere parecchio, sia in Svizzera sia all'estero.

Le autorità militari elvetiche accusano l'uomo, ex sergente, di nazionalità svizzera e turca, di essersi arruolato all'estero senza il permesso del Consiglio federale. L'inchiesta avviata dalla giustizia militare elvetica è tuttora in corso.

Ma Cosar, che era stato fermato in marzo a Basilea, martedì è tornato uomo libero a tutti gli effetti. L'uditore in capo Dieter Weber ha accolto il reclamo interposto da suo legale Yasar Ravi, revocando le misure sostitutive dell'arresto: a Cosar sono stati riconsegnati passaporto e carta d'identità, e non avrà più l'obbligo di presentarsi ogni settimana in polizia.

Cresciuto a Locarno, ma con radici cristiano-siriache, Johan Cosar era partito per la Siria nel giugno del 2012. Voleva documentare la situazione della comunità cristiana, finita nel mirino delle truppe del sedicente Stato islamico. Solo alcuni mesi più tardi -ha sempre sostenuto- decise di passare all'azione, e di combattere in difesa del suo popolo. Assieme ad altri compagni creò così la cosiddetta Milizia cristiana siriana, in seno alla quale assunse, come più volte ribadito pubblicamente, il ruolo di comandante.

Le spiegazioni fornite non gli hanno evitato l'apertura di un procedimento penale militare. La situazione precipitò agli inizi di marzo, quando il 33enne fu fermato a Basilea, su un treno, e poi condotto in Ticino per essere interrogato.

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