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Il federalismo elvetico può essere un modello per l'Ue?

I portavoce dei gruppi di lavoro (trasporti, Ue, scienza e tecnologia e turismo) che hanno partecipato al Forum per il dialogo tra Italia e Svizzera a Genova. tvsvizzera


La futura creazione di un Campus virtuale è verosimilmente la proposta più concreta uscita dalla quinta edizione del Forum per il dialogo tra Italia e Svizzera che si è tenuto lo scorso fine settimana a Genova.

Questo contenuto è stato pubblicato il 20 aprile 2019 - 08:30
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Il gruppo di lavoro riguardante “Scienza e tecnologia: Salute e Big Data” ha infatti posto le premesse per la definizione di un progetto di massima entro il mese di settembre che individui ambiti di collaborazione tra i due paesi nel campo della formazione e del trasferimento tecnologico.

Si tratta di un’iniziativa - cui partecipano a vario titolo la Società accademici italiani in Svizzera (Sais), l’Alta scuola specializzata Svizzera occidentale (Hesso), l’Università della Svizzera italiana (Usi), Humanitas, l’Istituto italiano di tecnologia (Iit) e il Centro ospedaliero universitario vodese (Chuv) – destinata a incrementare la già ricca cooperazione tra Roma e Berna.

I possibili sbocchi del Campus virtuale

Sono infatti 740, è stato ricordato a palazzo Ducale, i progetti comuni finanziati nel quadro del programma europeo Horizon 2020 per un totale di 7,2 miliardi di euro e 1'100 i progetti svizzeri con partecipazione italiana dal 2011. Con il Campus virtuale si prefigura ora un salto di qualità nelle relazioni accademiche, con particolare accento al settore farmaceutico-sanitario.

Alcuni ambiti di collaborazione sono già stati individuati, in particolare riguardo alle cartelle cliniche elettroniche con standard condivisi, alla telechirurgia e alla condivisione dei dati. Ulteriori possibili sviluppi, ci ha specificato l’economista Antonietta Mira (Università della Svizzera italiana), emergeranno dalla discussione tra i partecipanti al progetto.


Dopo le infrastrutture serve l'intermodalità

Un altro settore nel quale sono storicamente estese le sinergie tra i due Stati è quello dei trasporti. Dopo anni di annunci, è stato sottolineato a Genova, molto è stato fatto e siamo alla vigilia di importanti realizzazioni. Con l’inaugurazione nel 2021 del Terzo valico e il completamento di AlpTransit, con l’apertura della galleria di base del Monte Ceneri alla fine del prossimo anno, sarà posto un fondamentale tassello lungo l’asse Reno-Alpi che collegherà su rotaia il porto di Genova a Rotterdam, attraverso la Svizzera. 

Ma non bastano le reti, è stato evidenziato al Forum italo-svizzero, occorre un deciso sviluppo dell’intermodalità. Per questo gli scali liguri di Genova, Voltri e Vado - che oggi subiscono la concorrenza del Nord Europa e della vicina Trieste - necessitano urgentemente di un efficiente retroporto per attività logistiche. E a Genova, il porto marittimo più vicino alla Svizzera, guarda con attenzione la Svizzera, interessata a uno sbocco meridionale per i suoi traffici che oggi si indirizzano quasi esclusivamente lungo la direttrice del Reno.

Per il gruppo di lavoro, oltre a un collegamento diretto Milano-Zurigo, al completamento di AlpTransit verso sud e al potenziamento del nodo di Milano (verso Genova e Venezia), è indispensabile una governance coordinata e una programmazione attenta che debba coinvolgere Italia, Svizzera e Germania. Da parte sua Remigio Ratti, economista e esperto di politica dei trasporti (Usi), ha rilevato che le tre gallerie di AlpTransit (Loetschberg, San Gottardo e Monte Ceneri), concepite per il trasporto delle merci, non sono sfruttate in modo adeguato nel traffico passeggeri. La velocità media dei convogli, nonostante le tre trasversali alpine, è infatti sempre di 80 chilometri orari.


Svizzera-Ue: via bilaterale da rinnovare

Un altro ambito di discussione tra i rappresentanti dei due paesi ha coinvolto i rispettivi rapporti nei confronti dell’Unione europea. Se da un lato nella Penisola è aumentato in pochi anni (dal 15 al 30%) la quota dei cittadini favorevoli al ritorno alla lira, dall’altro la Confederazione è alle prese con complicate discussioni relative all’accordo istituzionale quadro negoziato lo scorso anno con Bruxelles.

Un’intesa che come è noto, dovrebbe stabilizzare le relazioni giuridiche tra Confederazione e Ue, in particolare agevolando l’applicazione “dinamica” (e non automatica) delle norme europee riguardanti il mercato unico nell’ordinamento elvetico ma che nel paese incontra vaste opposizioni a destra e a sinistra.

Riguardo alla crisi che sta attraversando l’Unione europea è stato sostenuto che occorrono un maggiore coinvolgimento dei cittadini europei e una migliore comunicazione dell’attività dell’Ue. Come testimoniano le circoscritte ripercussioni sul sistema finanziario della grande crisi del 2008 e l’accresciuta tutela dei consumatori nei confronti dei colossi tecnologici internazionali.

È stato inoltre posto il quesito relativo alla spendibilità del modello federale svizzero in ottica europea. In questo senso, ha spiegato Marco Salvi (Avenir Suisse), se il referendum è diventato un’arma a doppio taglio a livello europeo, come ha messo in luce il caos del dopo-Brexit, la democrazia diretta elvetica conosce una serie di contrappesi istituzionali e politici (check and balance) destinato a mantenere in equilibrio il sistema. 

Riguardo infine ai rapporti Svizzera-Ue il gruppo di lavoro ha registrato divergenze sulla cosiddetta via bilaterale – l’alternativa all’adesione perseguita dal governo svizzero per garantire l’accesso al mercato unico – che non si riferiscono però alla sua incontestata utilità ma all’eventuale urgenza della stessa. In ogni caso “il mantenimento dello status quo – ha osservato Marco Salvi – non costituisce una valida opzione”.  


Sviluppo turistico

Un ultimo settore di indagine concerneva il settore turistico, in merito al quale sono state identificate aree ad alto potenziale di sviluppo e tra di esse, in particolare, sono state approfondite le tematiche riguardanti la cooperazione transfrontaliera (infrastrutture di trasporto, Interreg), la mobilità sostenibile, la digitalizzazione e la comunicazione.

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