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Aborto spontaneo durante un respingimento, condannate tre guardie di confine

© Keystone / Peter Klaunzer

La giustizia militare ha condannato tre guardie di confine svizzere in relazione all'aborto spontaneo di una donna siriana durante in rinvio in Italia, nell'estate del 2014. Secondo i giudici, i tre avrebbero dovuto mostrare coraggio civile: sarebbe stato loro dovere chiamare un'ambulanza, anche contro la volontà del loro superiore.

Questo contenuto è stato pubblicato il 10 maggio 2021 - 11:07

Tre decreti di accusa sono stati emessi dalla giustizia militare, ha dichiarato domenica un portavoce all'agenzia Keystone-ATS, confermando quanto anticipato dalla SonntagsZeitung.

Secondo quanto si legge nel domenicale, i tre sono stati condannati in febbraio e marzo a una pena pecuniaria da 3'000 a 6'000 franchi, ovvero 30 aliquote giornaliere da 100 a 200 franchi (nel codice penale svizzero, le pene pecuniarie inflitte sotto forma di aliquote giornaliere sostituiscono la detenzione per i reati minori).

Il capo delle tre guardie di frontiera, un sergente maggiore, era già stato condannato nel 2018. In appello, la pena detentiva per lesioni colpose e ripetuta inosservanza di prescrizioni di servizio era stata ridotta a una pena pecuniaria da 150 aliquote giornaliere di 150 franchi con la condizionale.

Mancato soccorso

La donna, allora 22enne e al settimo mese di gravidanza, era stata intercettata alla frontiera franco-svizzera mentre cercava di raggiungere la Francia dall'Italia con altri 36 profughi. I doganieri francesi li consegnarono alle guardie di confine svizzere per il rinvio in Italia, lo Stato dello Spazio Dublino dove i migranti avevano inoltrato la prima richiesta d'asilo.

I migranti furono dapprima portati in bus a Briga, dove arrivarono poco prima delle 14:30. Da lì avrebbero dovuto proseguire in treno fino a Domodossola. A causa della forte affluenza di passeggeri il viaggio fu posticipato.

I profughi vennero temporaneamente ospitati nei locali di controllo delle guardie di confine di Briga. Poco dopo l'arrivo in Vallese la donna iniziò ad avere dolori e sanguinamenti, che descrisse come doglie. Il marito sostiene di avere avvisato le guardie di confine e di avere ripetutamente chiesto di chiamare un medico, ma senza successo. A Domodossola la siriana ebbe un collasso. Le guardie di frontiera italiane chiamarono subito i soccorsi, ma una volta portata in ospedale, la donna ebbe l'aborto spontaneo.

Keystone-ATS/Zz

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