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Delitto di via Odescalchi, pene dai 30 mesi a 14 anni

La Corte ha riconosciuto il reato di omicidio intenzionale, non di assassinio, per l'uccisione del 35enne portoghese a Chiasso

Questo contenuto è stato pubblicato il 20 settembre 2016 - 19:28

La Corte delle Assise Criminali di Lugano, presieduta dal giudice Mauro Ermani, ha condannato a 14 anni di reclusione l'autore materiale del delitto di via Odescalchi di Chiasso. Pene fino a dieci anni per gli altri imputati. Contrariamente a quanto chiesto dall'accusa, agli imputati non è stato riconosciuto il reato di assassinio, ma quello meno grave di omicidio intenzionale.

Non fu assassinio, ma omicidio. Si è concluso martedì il processo a carico dei cinque autori del delitto di via Odescalchi a Chiasso. Nel pomeriggio, a palazzo di giustizia a Lugano, arrivano avvocati, parenti e amici, della vittima e degli imputati, per la lettura della sentenza.

All'autore materiale del delitto, il 27enne kosovaro naturalizzato svizzero che l'8 ottobre scorso sparò i due colpi di pistola che uccisero un 35enne portoghese, il giudice Mauro Ermani ha inflitto una pena di 14 anni, riconoscendolo colpevole di omicidio intenzionale con dolo diretto, senza nessuna attenuante. La procuratrice pubblica Pamela Pedretti ne aveva chiesti 20.

Questo processo ha evidenziato che i fatti si sono svolti in un ambiente criminogeno - ha spiegato Ermani motivando la sentenza - costellato di personaggi fannulloni, tutti giovani con precedenti e senza lavoro, ma avvezzi alla bella vita, alle palestre e ai bordelli. Un "ambiente desolante" non estraneo neppure alla vittima.

La sera dell'omicidio non c'era un piano prestabilito, ma tutti gli imputati hanno accettato di far parte del gruppo che andava a regolare i conti con la banda rivale degli albanesi, "succeda quel che succeda", come riporta uno messaggio inviato quel pomeriggio.

Al 27enne italo-brasiliano che prese a manganellate il portoghese prima che venisse ucciso, sono stati inflitti 8 anni per omicidio intenzionale con dolo eventuale. L'accusa ne aveva chiesti 17, la difesa l'assoluzione.

18 anni e mezzo gli anni chiesti per lo svizzero-ucraino identificato dall'accusa come il freddo e cinico leader del gruppo; il 27enne – che nel frattempo si è sposato in carcere- è stato condannato a una pena di 10 anni.

7 anni per il 30enne kosovaro migliore amico dell'omicida, mentre il 37enne romeno, "quello che sapeva meno e ha fatto meno" di tutti, è stato condannato a 2 anni e sei mesi per aggressione, una pena sospesa per sei mesi. Visto che ha già scontato la pena, sarà scarcerato.

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