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Adria Costruzioni, 60 milioni di crediti in cambio di mazzette

Ammonta tra i 20 e 25 milioni di franchi il buco creato dai titolari dell'impresa fallita lo scorso anno. Gli inquirenti hanno potuto quantificare l'importo grazie a una stima effettuata sui cantieri della ditta

Questo contenuto è stato pubblicato il 13 maggio 2016 - 20:03

Quanto, dei 60 milioni di crediti erogati dalla Wir in cambio di mazzette, confluì effettivamente sui cantieri dell'Adria? La risposta l'ha data l'attesa perizia redatta da un esperto del Tribunale delle espropriazioni.

Nei giorni scorsi è giunta sul tavolo del procuratore generale John Noseda. Di riflesso, ora si sa quindi anche quanto i titolari dell'impresa, Adriano e Filippo Cambria, utilizzarono a scopi personali. Per conoscere la cifra esatta mancano ancora alcuni calcoli, ma ormai è certo: il buco ammonta a una somma compresa tra i 20 e i 25 milioni di franchi.

Soldi spesi dai Cambria per concedersi ogni sorta di lusso, comprese ville e yacht. Il risultato, come noto, fu il fallimento della ditta, che chiudendo i battenti lasciò a casa oltre 50 dipedenti. Diversa la tesi dei Cambria, secondo i quali andarono in rovina per colpa di due altri impresari. Due figure importanti, da cui avevano ricevuto una serie di appalti. "In realtà fallimmo perché loro – sostengono i Cambria – ci obbligavano a lavorare sotto costo." Da qui gli accertamenti avviati anche sul conto dei due: un 32enne ticinese e un 50enne italiano. Finora erano stati interrogati come persone informate sui fatti. Da oggi sono invece sotto inchiesta. Nel pomeriggio il procuratore generale John Noseda li ha sentiti infatti in qualità d'imputati, ipotizzando i reati di truffa e di amministrazione infedele. Entrambi respingono però ogni addebito, e dal verbale odierno – conferma Noseda – non sono emersi elementi di rilevanza penale. Per i due potrebbe dunque prospettarsi un decreto d'abbandono.

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