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"Prima i nostri", Ticino e Lombardia non vogliono lo scontro sui frontalieri

Vertice a Bellinzona tra il presidente lombardo Roberto Maroni e il Governo cantonale: confermata volontà di dialogo

Questo contenuto è stato pubblicato il 13 ottobre 2016 - 21:39

Toni concilianti e facce sorridenti, martedì, all'incontro durato poco più di un'ora a Palazzo delle Orsoline a Bellinzona tra il presidente lombardo Roberto Maroni e il governo ticinese, indetto dopo l'approvazione dell'iniziativa popolare "Prima i nostri", che mira a favorire in Ticino l'occupazione dei residenti.

Sulla questione frontalieri il governatore lombardo, contraddicendo in parte sue precedenti affermazioni non del tutto amichevoli, si è detto rassicurato e ha annunciato iniziative a Roma a sostegno dell'economia regionale. Non c'è intenzione da parte del Ticino di penalizzare i lavoratori frontalieri, ha riconosciuto Roberto Maroni.

Dal Pirellone quindi si guarda ora verso sud, sollecitando la creazione delle Zone economiche speciali per porte un freno alle delocalizzazioni e alla chiusura delle imprese lombarde: le agevolazioni chieste consistono nell'esenzione fiscale per un periodo di 5 anni le nuove imprese e di tre anni per quelle esistenti entro la fascia di 20 chilometri dal confine.

Da parte sua, il presidente del Consiglio di Stato Paolo Beltraminelli ha ribadito le ragioni sociali ed economiche per le quali il Cantone ha adottato misure a tutela della manodopera locale, tra le quali figurerà l'attuazione dell'iniziativa Prima i nostri" di cui stanno discutendo Gran Consiglio e governo.

Leonardo Spagnoli

Il servizio del Quotidiano

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