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"La giustizia allora esiste"

Sergio Lanzotti, il tassista milanese maltrattato da un agente di Lugano RSI

Parla Sergio Lanzotti, il tassista milanese fermato a Lugano dal poliziotto che sarà punito per l'atteggiamento "non conforme"

Questo contenuto è stato pubblicato il 04 luglio 2016 - 18:56

"Allora un po' di giustizia esiste, sono contento". Il tassista milanese Sergio Lanzotti commenta così la notizia di questa mattina, lunedì, dell'agente ticinese che sarà colpito da un pesante provvedimento disciplinare. Il poliziotto, infatti, l'aveva fermato a Pasqua con un atteggiamento "non conforme al regolamento" (vedi articoli correlati).

"Non me l'aspettavo, credevo che tutta la polemica, sollevata attraverso i media, fosse finita in nulla. E invece... Sono molto contento di questa notizia! — racconta l'uomo, da noi contattato al telefono — Ognuno pensi a fare il suo mestiere — rincara Lanzotti —, non sono un delinquente, stavo facendo il mio lavoro. Il poliziotto mi aveva detto: «Il verbale è questo, paghi 400 euro o l'auto sarà sequestrata. Se vai dall'avvocato spenderai 1'500 euro, ma perderai». Così ho bussato alle porte dei giornali con il video della telecamera di sicurezza, obbligatoria".

Sull'atteggiamento dell'uomo in uniforme, anche da Milano non ci sono dubbi: "Non mi faceva dire mezza parola. E poi il richiamo alla crocifissione... francamente, davvero poco elegante. Ripeto, quel tizio si stava esaltando e si eccitava per un nonnulla".

Sergio Lanzotti racconta che, dopo quella storiaccia, alcuni suoi colleghi si sono rifiutati di portare clienti sul suolo elvetico. Ma grazie alla notizia di oggi, le cose sono cambiate. "Portare di nuovo clienti nella Confederazione? Se mi dovesse capitare lo rifarei volentieri, con fierezza. Anzi, sapete cosa? Mi stampo questo articolo e mi tengo una copia in macchina. Un po' di timore ce l'ho ancora, ma rispetto la legge e voglio che gli altri facciano altrettanto", conclude Lanzotti.

px

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Dal TG delle 12.30 del 04.07.2016

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