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Polemiche sulla riforma dell'ortografia tedesca

Con o senza riforma, l'ortografia tedesca è tutta da imparare Keystone

A un anno dall'introduzione, in Germania si è nuovamente infiammata la polemica sulla riforma, mentre la Svizzera preme per l'applicazione definitiva delle nuove regole.

Questo contenuto è stato pubblicato il 22 agosto 2004 - 15:46

Gli esperti che le hanno concepite discutono a Vienna sul da farsi.

Ai primi di agosto, le due grandi case editrici tedesche Springer e Spiegel hanno annunciato, unitamente alla «Süddeutsche Zeitung», di voler tornare alla vecchia ortografia. Una presa di posizione che ha scatenato una nuova polemica sulla riforma dell'ortografia tedesca.

Secondo i tre editori, invece di apportare le semplificazioni sperate, la riforma ha accentuato le incertezze sull'ortografia.

Non si rinuncia

La Conferenza dei ministri della cultura dei Länder tedeschi, che in Germania è competente per l'applicazione delle nuove regole ortografiche, vuole però applicare la riforma. Perciò ha convocato una riunione d'urgenza con le competenti istanze elvetiche, austriache e del Liechtenstein.

All'incontro, che si è svolto a Vienna, ha partecipato per la Svizzera Hans Ambühl, segretario della Conferenza svizzera dei direttori cantonali della pubblica educazione (CDPE).

Commissione allargata

Oltre all'esame della situazione, l'ordine del giorno della riunione prevedeva l'istituzione di una «commissione per l'ortografia tedesca», che dovrà comprendere anche critici della riforma.

Il nuovo organo dovrà sostituire la «Commissione interstatale per l'ortografia tedesca», il gruppo di esperti che aveva elaborato le nuove regole, la cui messa in atto spetta alle autorità politiche dei paesi germanofoni.

Appello alla Germania

«Spero che la Conferenza dei ministri della cultura non ceda, altrimenti rischiamo di compromettere tutto», dichiara il presidente della CDPE, Hans Ulrich Stöckling, consigliere distato di San Gallo e massimo rappresentante svizzero nella commissione interstatale.

Finora, i ministri della cultura dei Länder tedeschi hanno resistito alle pressioni, e in giugno si sono espressi all'unanimità per introdurre le nuove regole, come previsto, il 1° agosto del 2005.

Se in Germani la riforma fosse annullata, anche la Svizzera dovrebbe adattarsi, ritiene Stöckling, aggiungendo che «in tal caso, avremmo il caos assoluto nell'insegnamento».

Allievi e insegnanti non saprebbero più a che regole attenersi, per cui «la lingua rischia di inselvatichirsi del tutto, perché nessuno si preoccuperà più dell'ortografia», commenta Stöckling.

Conclusione positiva

«Molte studi hanno dimostrato che con le nuove regole, gli allievi fanno meno errori», sostiene il presidente della CDPE, che conta sull'appoggio del corpo insegnante. «A scuola, non si può cambiare l'ortografia ogni paio d'anni», afferma il vicepresidente dell'organizzazione centrale dei docenti svizzeri, Beat Zemp.

Altro argomento per non rinunciare alla riforma: gli alti costi legati ai nuovi libri di testo necessari per tornare alle vecchie regole, visto che in Svizzera, Germania, Austria e Liechtenstein si insegna la nuova ortografia oramai dal 1998.

La mobilitazione degli oppositori

La polemica ha ravvivato l'opposizione anche in Svizzera, dopo che all'inizio di giugno gli scrittori Adolf Muschg, Urs Faes e Pirmin Meier hanno lanciato una petizione contro la riforma, con l'appoggio di alcuni studiosi.

Nella petizione, distribuita a tutti i docenti di tedesco, si chiede alla CDPE di sospendere la riforma e di farla esaminare da esperti indipendenti. Per il momento, non è ancora noto quanti insegnanti abbiamo sottoscritto la petizione.

Editori svizzeri ancora incerti

Non solo in Germania, ma anche in Svizzera le case editrici svolgono un ruolo decisivo nell'applicazione della riforma ortografica. Ma contrariamente ai loro omologhi tedeschi, i maggiori editori svizzeri - eccezion fatta per la «Neue Zürcher Zeitung» - continuano, almeno per il momento, ad applicare le nuove regole.

In parecchie redazioni, come quelle del «Tages Anzeiger», della Ringier («Blick») e della Jean Frey («Weltwoche») si vogliono però riprendere le discussioni sulla riforma, mentre altre aspettano di conoscere la posizione delle agenzie di stampa.

Per l'Agenzia telegrafica svizzera (ats), che intende consultarsi anche con la CDPE, le agenzie germanofone dovrebbero decidere di comune accordo.

Secondo quanto specificato a swissinfo da Hans Ulrich Stöckling, la decisione sull'introduzione della riforma ortografica sarà vincolante per le scuole, la formazione e gli esami, e anche per l'amministrazione federale.

swissinfo, Renat Künzi
(traduzione dal tedesco: Fabio Mariani)

Fatti e cifre

La riforma si propone di semplificare le regole dell'ortografia.
Parole con la stessa radice sono scritte allo stesso modo (platziert, da Platz).
Le parole composte sono combinate in modo logico (Schifffahrt invece di Schiffahrt).
Verbi composti sono scritti separatamente (Rad fahren).
Altre novità concernono l'uso delle maiuscole, della punteggiatura e della sillabazione.

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In breve

Il 1° luglio 1996 è firmata a Vienna la «Dichiarazione d'intenzioni sulla riforma dell'ortografia tedesca».
La riforma è stata introdotta nei paesi germanofoni il 1° agosto 1998.

Per l'applicazione delle nuove regole vige un periodo di transizione fino alla fine di luglio del 2005. Nel frattempo, vale anche la vecchia ortografia.

Ma a partire dal 1° agosto 2005, per l'insegnamento e gli esami faranno stato soltanto le nuove regole.

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