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Parmalat: Stefano Tanzi parzialmente assolto

Stefano Tanzi amministratore infedele, ma non truffatore, secondo il Tribunale penale federale Keystone

Colpevole di complicità in amministrazione infedele e riciclaggio, ma non di truffa: è il verdetto del Tribunale penale federale di Bellinzona nel processo a Stefano Tanzi, in relazione al crack Parmalat. Il figlio 40enne dell'ex "patron" di Collecchio è stato condannato a 30 giorni di lavori di pubblica utilità.

Questo contenuto è stato pubblicato il 27 gennaio 2009 - 12:25

Nella sentenza pronunciata lunedì, l'alta corte ha comminato una pena di 18 mesi di detenzione, sospesi condizionalmente per due anni, al suo coimputato, un pilota italiano di 55 anni, ex direttore tecnico della società di aviazione Eliair, che all'epoca dei fatti era controllata al 97% dalla Parmalat. L'uomo è stato riconosciuto colpevole di ripetuta amministrazione infedele.

Nella requisitoria, il procuratore federale Pierluigi Pasi aveva chiesto 6 mesi di detenzione da scontare per Stefano Tanzi e 28 mesi con la condizionale per il suo coimputato, oltre a 40mila franchi di multa per il primo e 30mila per il secondo.

La difesa aveva invece sollecitato l'assoluzione. Il Ministero pubblico della Confederazione (MPC) li accusava di ripetuta truffa, amministrazione infedele e riciclaggio.

Secondo l'atto d'accusa, nel 2001, i due imputati avevano negoziato con la società canadese Bombardier un indennizzo all'Eliair per diverse inadempienze contrattuali legate alla vendita di un aeroplano alla società italiana. Le trattative si erano concluse con il pagamento da parte della Bombardier di 1,752 milioni di dollari, versati su conti aperti alla banca Paribas di Lugano da Stefano Tanzi e dal suo complice, all'insaputa della stessa Eliair. Soldi poi finiti nelle tasche dei due.

Insospettabili

Durante i dibattimenti processuali, un consulente finanziario della Paribas chiamato a testimoniare ha spiegato alla corte che non c'era ragione alcuna di sospettare qualcosa d'illegale nelle transazioni di Tanzi e del pilota-dirigente, che avevano aperto tre conti presso l'istituto.

"Non potevo nutrire alcun dubbio sulla legalità di queste operazioni nella misura in cui, nel 2001, Stefano Tanzi era uno dei principali dirigenti di Parmalat, un gruppo allora molto importante in Italia", ha dichiarato il teste. Il consulente bancario ha aggiunto che l'imprenditore gli era stato presentato da un altro grosso cliente della Paribas, ossia il rappresentante della Bombardier in Svizzera, anch'egli all'oscuro delle transazioni dei due imputati.

Dal canto suo, il pilota-dirigente ha dichiarato in aula che i 100'000 dollari versati sul suo conto erano una gratifica per il suo impegno in Eliair. Egli ha sottolineato che il conto denominato Eliair era stato aperto su ordine di Calisto Tanzi, che voleva utilizzare il rimborso della Bombardier per costituire una filiale dell'Eliair in Ticino. La società aerea italiana, tuttavia, ha contestato questa versione dei fatti e si è costituita parte civile.

Anche Stefano Tanzi, che durante l'istruttoria aveva sempre rifiutato di sottoporsi a interrogatori, si è presentato davanti all'alta corte elvetica. Per venire in Svizzera ha dovuto chiedere un permesso speciale alle autorità italiane, in quanto attualmente sta scontando la pena inflittagli nel suo paese nell'aprile 2007, sempre in relazione al crack Parmalat. Solo su richiesta del TPF, la giustizia italiana ha dato il nullaosta. In aula Tanzi ha proclamato la propria innocenza.

Obbligo di restituzione

Le dichiarazioni dei due imputati e dei loro difensori non hanno però convinto la Corte penale. Il collegio di tre giudici li ha prosciolti dall'accusa principale - ossia il reato di truffa - ma ha ritenuto che si siano resi colpevoli di amministrazione infedele.

L'accusa di riciclaggio di denaro non è stata considerata per l'ex pilota dell'Eliar, per motivi di prescrizione. È invece stata riconosciuta nei confronti di Stefano Tanzi per un passaggio di fondi effettuato dopo il marzo 2002.

L'ex-pilota dell'Eliair, ha beneficiato della condizionale perché non ha precedenti penali. Inoltre il suo comportamento durante il processo ha impressionato positivamente la Corte.

Oltre alle pene, il TPF ha imposto a entrambi gli imputati di rimborsare, solidarmente e in parti uguali, la somma illecitamente sottratta all'Eliair. I due dovranno pure sobbarcarsi i costi procedurali.

Sia i difensori dei due accusati, sia il procuratore della Confederazione Pierluigi Pasi si sono riservati di decidere se ricorrere quando avranno in mano le motivazioni scritte della Corte penale.

Una storia infinita

Il processo conclusosi lunedì al Tribunale penale federale a Bellinzona concerne solo un capitolo di una storia molto complessa. Non è escluso che in Svizzera in futuro si tengano ancora altri processi in relazione al crack della Parmalat. Il Ministero pubblico della Confederazione prosegue le indagini in diverse località elvetiche.

Il crollo del gigante alimentare è considerato uno dei più grandi scandali finanziari italiani ed europei. Il fallimento Parmalat ha lasciato un buco di almeno 14 miliardi di euro. L'ex numero uno Calisto Tanzi è stato condannato lo scorso dicembre a dieci anni di reclusione. Essendo ultrasettantenne non è però stato incarcerato.

swissinfo e agenzie

Lavoro di pubblica utilità

Il lavoro di pubblica utilità - da svolgere a favore di istituzioni sociali, opere di interesse pubblico o persone bisognose - è una pena prevista dal Codice penale svizzero (Articoli 37, 38 e 39).

Può essere inflitta dal giudice, con il consenso del condannato, al posto di una pena detentiva inferiore a 6 mesi o di una pena pecuniaria fino a 180 aliquote giornaliere; 720 ore (30 giorni) è il massimo possibile.

Nella fattispecie, il Ministero pubblico della Confederazione è incaricato dell'esecuzione effettiva di questa condanna.

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Indagini vaste e complesse

In relazione al fallimento Parmalat, il Ministero pubblico della Confederazione, in stretta collaborazione con la Polizia giudiziaria federale e le autorità italiane, indaga dal gennaio 2004 per sospetti di truffa e di riciclaggio di denaro.

Gli accertamenti sono stati inizialmente eseguiti su segnalazione della Commissione federale delle banche che sospettava un'attività di riciclaggio.
Le investigazioni riguardano varie ramificazioni per un totale di 18 persone che rientrano nella giurisdizione svizzera.

Nell'ambito dell'inchiesta Parmalat, la Procura federale ha chiesto assistenza giudiziaria internazionale a diversi paesi. A loro volta, le autorità di vari paesi hanno presentato domanda di assistenza giudiziaria al Ministero pubblico della Confederazione.

In tale contesto, uno dei principali sospettati - un italiano ex dirigente della Bank of America ed ex consulente della Parmalat - è stato arrestato in Slovenia nel febbraio 2008 su richiesta elvetica ed è quindi stato estradato in Svizzera nel maggio seguente.

Nel quadro del procedimento elvetico sono stati bloccati, in Svizzera e all'estero, beni patrimoniali per un valore totale di oltre 20 milioni di franchi. Le investigazioni su diversi filoni sono ancora in corso.

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