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Credit Suisse paga 2,5 miliardi di multa agli USA


Questo contenuto è stato pubblicato il 23 dicembre 2016 - 21:10
tvsvizzera.it/ri con RSI (TG del 23.12.2016)

Credit Suisse, numero due del settore bancario svizzero, ha raggiunto un accordo con il Dipartimento di giustizia degli Stati Uniti per archiviare il contenzioso sulla vendita di titoli “tossici” legati ai crediti immobiliari subprime.

L’istituto ha reso noto venerdì che pagherà una multa di 2,48 miliardi di dollari (2,37 miliardi di euro) e verserà 2,8 miliardi di risarcimenti ai clienti, per i fatti che risalgono al periodo tra il 2005 e il 2007.

In cambio, la giustizia americana cesserà le sue indagini sui controversi affari ipotecari degli anni immediatamente precedenti la crisi finanziaria del 2008.

La borsa ha accolto senza scomporsi l’accordo tra Credit Suisse e la giustizia USA. Dopo aver aperto in progressione del 2%, il titolo ha virato in negativo chiudendo poi a -0,91%.

Stando agli analisti, la somma che l’istituto è chiamato a pagare è assai elevata ma al contempo sopportabile –Credit Suisse aveva provveduto ad accantonamenti per affrontare gli strali delle autorità finanziarie- ed elimina un fattore di incertezza.

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Sempre venerdì, Deutsche Bank ha stretto a sua volta un accordo con gli USA per la stessa vicenda e pagherà complessivamente 7,2 miliardi. La banca tedesca è riuscita a dimezzare le pretese avanzate dalle autorità americane.

Per Credit Suisse, l’importo pagato si situa nella fascia inferiore delle previsioni. Secondo l’agenzia Reuters, il Dipartimento della giustizia USA avrebbe spinto per ottenere tra i cinque e i sette miliardi di dollari

Si tratta in ogni caso della somma più alta mai pagata da un istituto di credito svizzero nell’ambito di una vertenza giudiziaria. Il record precedente era costitutito dalla multa di 2,815 miliardi di dollari pagata nel 2014, sempre da Credit Suisse alla giustizia statunitense, per una vertenza fiscale.

Per l'amministrazione Obama, i patteggiamenti raggiunti oggi al termine di mesi di trattative tese sono un successo e fanno salire a 60 miliardi di dollari le sanzioni imposte alle banche per aver ingannato i consumatori, inducendoli ad acquistare titoli legati ai mutui subprime. La multa più pesante è stata inflitta a Bank of America, che si è accordata su 16,65 miliardi.

Le origini della crisi

I mutui subprime, prestiti che le banche concedevano anche a chi non se lo poteva permettere contro il pagamento di interessi alti, erano rischiosi ma molto diffusi negli Stati Uniti: le banche ritenevano di non poter fallire e nel contempo il mercato immobiliare si espandeva a dismisura.

Questo particolare tipo di prestiti veniva utilizzato dagli istituti di credito per la formazione di derivati, e di derivati di derivati. Molti titoli dipendevano quindi dai mutui subprime, e servivano per finanziare anche l'economia reale.

A un certo punto, la bolla esplose: i primi debitori si sono dichiararono insolventi e la Fed, la Banca centrale degli Stati Uniti, per frenare la speculazione alzò i tassi di riferimento fino al 5%, ciò che provocò un aumento vertiginoso del numero di insolventi.

Molte banche crollarono perché non riuscirono a recuperare i crediti. Leggendaria, nell’agosto del 2007, la chiusura di Lehman Brothers.

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