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Milano Centrale, hub dell'accoglienza

Da maggio, i locali dell'ex Dopolavoro ferroviario danno riparo ogni giorno a centinaia di profughi in transito; spesso sfiorata l'emergenza

Questo contenuto è stato pubblicato il 13 ottobre 2015 - 19:00

Dal mese di maggio l'accoglienza dei profughi in transito a Milano si è condensata soprattutto nei locali dell'ex Dopolavoro Ferroviario, posto nel tunnel del sottopasso Mortirolo, proprio sotto i binari della Stazione Centrale.

Uno spazio reso agibile a tempo di record grazie all'impegno del Genio Militare con fondazione Progetto Arca e la Protezione civile. Sin da subito si è registrato un flusso continuo di arrivi: centinaia di persone al giorno, affaticate, spaesate e bisognose di spazi in cui capire, organizzarsi e fidarsi.

Sono siriani, iracheni, somali, eritrei, sudanesi, ma anche profughi di altri Paesi. In molti giorni si è sfiorata l'emergenza, con un numero altissimo di arrivi. Un flusso che anche in questi giorni è a livello elevato e non tende assolutamente a diminuire. Anzi, si presume che possa anche aumentare.

È qui che siamo entrati per capire cosa si fa per questa emergenza umanitaria.

Ogni giorno, 7 giorni su 7, dalle ore 14 alle 22 (o fino all'ora in cui terminano gli arrivi e le registrazioni dei migranti, spesso verso mezzanotte) in questo "hub dell'accoglienza" ci sono 5 operatori e 10 volontari .

Sono capaci di entrare in relazione con le persone parlando inglese, francese, arabo e spesso anche altre lingue – e sono loro a provvedere con acqua e cibo, in attesa di accompagnare poi i migranti nei centri di accoglienza dove potranno passare la notte.

Oltre a Progetto Arca, a cui è affidato questo centro di prima accoglienza, in questi mesi c'è stato il contributo di Terre des Hommes che ha fornito i kit di igiene personale, grandi quantità di acqua, un mediatore culturale.

Ma qui operano anche, per l'assistenza ai bambini, i volontari della Fondazione L'Albero della Vita e quelli di Save the Children. Senza nemmeno dimenticare la disponibilità di Informatici senza frontiere che permette ai migranti, con le postazioni pc donate all'hub, di mettersi in contatto con i propri familiari.

Continue anche le donazioni da parte di tantissimi cittadini di abiti, scarpe e oggetti per la pulizia personale.

Il reportage è di Claudio Moschin.

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