Addio allo scrittore Philip Roth
Lo scrittore statunitense Philip Roth, autore di una trentina di opere, molte delle quali considerate monumentali per la letteratura contemporanea, è morto martedì all'età di 85 anni per un'insufficienza cardiaca. Benché sia stato più volte ritenuto favorito per il premio Nobel, non l'ha tuttavia mai ottenuto.
Osservatore della società americana e dei suoi difetti, Roth è nato nel 1933 in un quartiere ebraico di Newark (New Jersey).
Dopo 31 opere e a due anni dalla pubblicazione del suo ultimo romanzo, "Nemesis", nel 2012 aveva annunciato che avrebbe smesso di scrivere. Si è poi dedicato alla rilettura del suo lavoro, "per capire se ho sprecato il mio tempo", aveva detto in un'intervista pubblicata dal New York Times.
La conclusione? "Ho fatto del mio meglio con quello che avevo a disposizione", aveva dichiarato, citando il pugile Joe Louis.
Il Nobel, una "gag"
I suoi scritti provocatori sui costumi della piccola borghesia ebraica negli Stati Uniti, le satire politiche, le riflessioni sulla storia o sull'invecchiamento sono quasi sempre a cavallo tra autobiografia e finzione.
Regolarmente citato fra i favoriti per il Premio Nobel, il riconoscimento gli è sempre sfuggito. "Ê diventata quasi una gag per lui", ha detto la giornalista francese Josyane Savignau che lo incontrava spesso.
Tuttavia, il lavoro di Roth è stato premiato in molti altri modi. Per "Pastorale americana", ad esempio, ha ricevuto il Pulitzer per la narrativa nel 1998, mentre per due volte, con "Addio Columbus" nel 1960 e per "Il Teatro di Sabbath" nel 1995, ha ricevuto il National Book Award, che viene consegnato ai migliori scrittori statunitensi.
Roth aveva confessato che per lui scrivere era un atto "pieno di paura, solitudine e ansia". Ma, aveva precisato, "ci sono giorni che compensano tutto questo completamente. Nella mia avita ho avuto, in totale, un paio di mesi di questi giorni magnifici da scrittore, ed è stato abbastanza."
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