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Quale Eldorado? Imhoof sulle tracce dei migranti


Il festival del film di Locarno ha commemorato domenica i 70 anni dalla Dichiarazione universale dei diritti umani. Tra le proiezioni ad hoc, quella del documentario sui migranti 'Eldorado'. Il TG della RSI ha incontrato il regista Markus Imhoof.

Questo contenuto è stato pubblicato il 06 agosto 2018 - 21:00
tvsvizzera.it/ri con RSI (TG del 06.08.2018)

Clou della giornata al Locarno FestivalLink esterno è stato l'intervento dell'alta commissaria dell'Onu per i diritti umani Kate GilmoreLink esterno, che ha preso la parola sul palco di piazza Grande prima della proiezione del nuovo film di Spike Lee.

Intitolato BlackKkKlansmanLink esterno, è una pellicola tratta dal libro di un ex poliziotto, storia di un agente afroamericano che riesce a infiltrarsi nel Ku Klux Klan fino a diventarne il capo nella sua città.

Migranti di ieri e di oggi

In mattinata, la rassegna aveva invece proposto il film dello svizzero Markus Imhoof 'Eldorado'. Presentato fuori concorso all'ultima Berlinale, è il film che l'Ufficio federale della cultura proporrà agli Oscar come miglior film in lingua straniera.

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Nel documentario, ImhoofLink esterno traccia un parallelo tra la storia di Giovanna (ragazzina italiana che la famiglia del regista ospitò durante la seconda guerra mondiale) e quella dei migranti di oggi nel Mediterraneo.

La traversata, lo sfruttamento

EldoradoLink esterno documenta le operazioni di salvataggio di 'Mare Nostrum' -che Imhoof ha seguito per un mese nel 2014- ma anche lo sfruttamento dei rifugiati da parte delle mafie, ad esempio per la raccolta dei pomodori nel sud Italia. 

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"Se mangiamo la pizza o gli spaghetti siamo coinvolti in questo business di mafia con i migranti", riassume Imhoof, che rincara la dose: "Il cosiddetto governo libico riceve soldi dall’Unione europea e dalla Svizzera per ogni persona che viene respinta e messa nelle galere, dove uomini e donne sono trattati malissimo. E questo lo paghiamo noi"

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