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L'Africa contro la Corte Penale Internazionale

Dopo Burundi e Sud Africa, altri paesi potrebbero ritirarsi dallo Statuto di Roma

Questo contenuto è stato pubblicato il 16 novembre 2016 - 13:35

All'Aja si apre oggi l'assemblea degli Stati firmatari dello Statuto di Roma, passo che ha portato alla creazione della Corte Penale internazionale. Un'occasione di cui si approfitterà - con ogni probabilità - per fare il punto su una situazione piuttosto delicata, dopo che diversi Stati, tutti africani, hanno deciso di lasciare il tribunale internazionale.

L'Assemblea degli Stati firmatari dello Statuto di Roma si apre in un momento difficile per la Corte Penale Internazionale, creata proprio da quel trattato. Circa un mese fa, lo scorso 12 ottobre, il presidente del Burundi, accusato dalla stessa corte di violazione dei diritti umani, ha annunciato il ritiro dallo Statuto di Roma e quindi dalla CPI. Tre giorni dopo è stato seguito dal Sudafrica, che non ha accettato le critiche rivoltegli per non aver proceduto all'arresto del presidente del Sudan, Omar el-Bechir, quando questi si trovava in territorio sudafricano. Pretoria ha dichiarato di non poter procedere all'arresto - nemmeno su mandato di cattura internazionale - di un capo di Stato in carica, coperto dall'immunità diplomatica. Pochi giorni fa ad annunciare il ritiro è stato il Gambia e durante l'incontro di oggi, Kenya e Namibia potrebbero fare altrettanto.

La critica dei Paesi africani è che la Corte sembra aver preso di mira solo loro: su 10 procedure in corso alla CPI, nove riguardano Stati africani. I dirigenti africani sostengono che la CPI usi due pesi e due, l'accusa alla corte è di essere un apparato neocolonialista. L'Aja respinge le accuse al mittente: la preponderanza di casi africani è dovuta in gran parte alla procedura di ricorso alla corte. Inoltre, per una classe dirigente che si sente perseguitata ci sono le numerosissime vittime di crimini contro l'umanità commessi in Africa che desiderano ottenere giustizia dall'unica corte che gliela può garantire.

Inoltre, ci sono altre 10 inchieste in dirittura d'arrivo e riguardano tutte conflitti non africani: si tratta di Colombia, Afghanistan, Palestina, Ucraina ed altri. All'incontro di oggi, i rappresentati della CPI avranno l'occasione di convincere i Paesi tentati dal ritiro.

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