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In attesa di Trump o Biden, un'America più spaccata che mai

Mentre i risultati si fanno attendere, nel resto del mondo - Svizzera inclusa - ci si interroga sulle ripercussioni che l'elezione presidenziale americana avrà sulla democrazia. Keystone / Justin Lane

Un paese più che mai diviso e un oltranzismo - quello di Donald Trump - che mette a dura prova la democrazia: quanto accaduto nell'elezione presidenziale americane non è di buon auspicio né per gli Stati Uniti né per il mondo, commenta parte della stampa svizzera.

Questo contenuto è stato pubblicato il 05 novembre 2020 - 12:23

Per avere un verdetto definitivo ci vorranno ancora diverse ore se non giorni. Joe Biden sembra profilarsi come il probabile vincitore, ma prima di poter gustare il trionfo (tutto relativo, visto che l'annunciata "onda blu" più che un cavallone si è rivelata un piccolo flusso) dovrà fare i conti coi vari ricorsi annunciati da Donald Trump e dalla sua 'armada' di avvocati.

Una cosa è però certa: le elezioni presidenziali hanno mostrato se ve ne fosse ancora stato bisogno che l'America è attraversata da fratture che sembrano insanabili, con due campi tra i quali il dialogo sembra diventato impossibile.

Una frattura che - scrive il Corriere del Ticino - parte da lontano e non è riconducibile solo alla politica seguita da Donald Trump negli ultimi quattro anni. "In otto anni di presidenza Obama non solo le ferite [razzismo, problemi legati alla globalizzazione… ndr] non erano state sanate, ma probabilmente se ne erano aperte di nuove. E in quelle ferite Trump ha sguazzato profondamente, rifiutando di essere il presidente di tutti". Biden si è proposto quale soluzione per rimediare, ma "il suo debole messaggio […] non è passato: le due Americhe contrapposte - e quasi equivalente quanto a forza elettorale - sono ben presenti e agguerrite anche dopo l'incredibile 3 novembre 2020".

Questa "incapacità" da parte dei democratici di ascoltare quella parte di "America che ignorano o disprezzano" è sottolineata anche dalla Tribune de Genève, secondo cui "Donald Trump ha dimostrato, senza l'aiuto della Corte Suprema, che i suoi elettori sono ancora più numerosi che nel 2016".

La Neue Zürcher Zeitung rileva dal canto suo che "quasi la metà degli elettori ha votato per il presidente nonostante tutte le sue bugie e volgarità, mentre l'altra metà lo vede come un pericoloso autocrate. Resta ora l'incognita di sapere come questo fossato potrà essere colmato".

USA un faro della democrazia? Non più

La soluzione non verrà quasi certamente dal presidente uscente, che ancora una volta ha giocato sulle divisioni. Vi è di più, sottolinea il Tages-Anzeiger: annunciando la sua vittoria poche ore dopo la chiusura dei seggi, mentre il conteggio delle schede era in pieno svolgimento, Trump ha inviato "un segnale fatale a tutte le democrazie del mondo", comportandosi come un 'caudillo' qualsiasi.

"Fin dalla sua fondazione nel 1776, la democrazia statunitense - malgrado le sue debolezze - è stata considerata un modello. Non solo nell'auto-percezione americana, ma in tutto il mondo. Per il momento non è però più così", scrive il giornale zurighese.

La Neue Zürcher Zeitung parla da parte sua della "grande irresponsabilità" di Trump, che domandano lo stop anticipato del conteggio delle schede e paventando presunti brogli "mina la fiducia nella legittimità elettorale che si sta svolgendo esattamente come previsto". Ciò lascia presagire che il campo di Trump utilizzerà tutte le armi a sua disposizione per contestare l'esito dello scrutinio e che "l'America potrebbe dover aspettare a lungo per una decisione".

"Non ci sarà un ritorno alla normalità"

Comunque vada, gli effetti di questa elezione avranno ripercussioni sul resto del mondo, rileva Le Temps. "Anche se l'avversario del presidente dovesse vincere, non ci sarà un ritorno alla normalità. Joe Biden dovrà battagliare con tutte le sue forze per mantenere le promesse della sua campagna. Ma potrebbe dovere affrontare un Senato a maggioranza repubblicana che gli si opporrà in ogni occasione. Gli Stati Uniti rimarrebbero talmente consumati dalle loro lotte intestine che sembra difficile immaginare che possano riacquistare la loro aura nel prossimo futuro. Una seconda amministrazione Trump, invece, si impiegherebbe a un vero e proprio lavoro di demolizione delle istituzioni. Legittimando tutti gli eccessi indebolirebbe ulteriormente le altre democrazie. Un'America governata in questo modo scuoterebbe con le sue convulsioni il mondo intero".

Di tutt'altro tenore il commento del direttore del settimanale di destra Weltwoche, che non ha mai nascosto le sue simpatie per Trump. "'Stati Uniti dell'Americaos', come titola il Blick? 'Un segnale fatale per la democrazia', moralizza il Tages-Anzeiger? Nulla di tutto ciò, si tratta semplicemente di un'elezione contestata […]", afferma in un video Roger Köppel. Il direttore della Weltwoche non risparmia critiche però anche a Trump, sottolineando che le accuse di brogli lasciano un po' il tempo che trovano: "In quanto presidente non è possibile rendersi conto solo a processo elettorale in corso che ci sono dei problemi. Se lo si ritiene un problema serio, bisogna affrontarlo prima".

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