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Due su tre sono straniere: addio alla pizza Made in Italy

tvsvizzera

Il 63% delle pizze è realizzato con ingredienti provenienti dall’Est Europa, Cina, Ucraina e Stati Uniti. E l’olio? Non extravergine, ma di semi.

Questo contenuto è stato pubblicato il 02 giugno 2014 - 16:33

La pizza, per tutti, è quella napoletana.

Ma non pare essere un arrivederci, ma un addio quello alla pizza simbolo dell'Italia povera, ma bella. Quasi due su tre (il 63%) vengono fatte con un mix di ingredienti esteri e questo ovviamente all'insaputa di milioni di consumatori.

Il risultato è stato comunicato dopo una ricerca di Coldiretti che ha analizzato come sono cambiate le abitudini alimentari degli italiani dall'inizio della crisi. Da quanto è emerso, nelle pizzerie, sempre più spesso, viene servito un prodotto preparato con mozzarelle cagliate - ottenute non dal latte, ma da semilavorati industriali - e proveniente dall'Est Europa, pomodoro cinese o americano, farina francese, tedesca o ucraina e olio d'oliva tunisino, spagnolo o nelle peggiore delle ipotesi olio di semi.

In Italia, nel 2013, sono stati importati 481 milioni di chili di olio d'oliva e sansaLink esterno, 105 milioni di chili di concentrato di pomodoro (58 milioni dagli USA e 29 milioni dalla Cina), 80 milioni di chili di cagliate per mozzarelle e 3,6 miliardi di chili di grano tenero.

Questo mare di materia prima compromette l'originalità del Made in Italy servito nella cinquantamila pizzeria italiane che generano un fatturato stimato di dieci miliardi all'anno.

Molti marchi di pasta, invece, garantisco l'origine italiana del grano impiegato al 100%. La pasta è salva! Pare.

C. Gobbs

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