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Doppiato Grillo, ma ora Renzi è davanti ad aspettative "esagerate"

Il premier Matteo Renzi al voto keystone

di Aldo Sofia

Questo contenuto è stato pubblicato il 27 maggio 2014 - 15:34

Il "peccato originale" non c'é più. Polverizzato. Stavolta Matteo Renzi ci mette davvero la faccia, affronta le urne, trionfa addirittura col 41 per cento dei voti, e così legittima la sua doppia leadership, su partito e governo.

Aveva accettato di personalizzare la sfida con l'istrionico Beppe Grillo, sulle piazze e sul piccolo schermo. Sfida per lui ad alto rischio, s'era detto da più parti. Ed invece gli italiani lo hanno premiato oltre ogni ragionevole ottimismo. Alla rabbia, hanno preferito la speranza; addirittura Renzi doppia i voti del guru pentastellato. Il Paese si affida così, quasi a "peso morto", all'ex sindaco di Firenze: che oggi rappresenta un blocco politico di peso senza precedenti. Un nuovo baricentro, sempre che duri.

Vittoria del tutto personale. Ma che intanto traina il PD ad uno score eccezionale. Così il premier si impone definitivamente ad un partito che non l'ha certo amato e anzi, in vari settori, l'ha considerato un "corpo estraneo".

Inutili i paragoni col PCI di Berlinguer o con il PD di Bersani. Questa é un'altra storia, un altro soggetto politico. Decisamente postideologico. Capace dunque, e finalmente, di superare gli steccati in cui sembrava eternamente confinato, e in grado di pescare a piene mani anche nella destra moderata.

Nell'Italia sfibrata, Grillo conquista il secondo posto, rimane rilevante, ma ora ha davanti a sé un bivio difficile: sa di non poter progredire solo con l'urlo della protesta senza orizzonte, ma si fa fatica a pensarlo convertito alle alleanze e a una strategia più collaborativa. E i dubbi tormentano anche l'ex cavaliere al definitivo tramonto: un Silvio Berlusconi che teme altri inciampi giudiziari, e che si interroga (forse in attesa della discesa in campo della figlia Marina) se continuare con una Forza Italia ibrida, al tempo stesso all'opposizione e a disposizione delle riforme renziane.

Ma anche un trionfo può contenere non poche insidie. Renzi vince "cannibalizzando" gli alleati centristi, si tratti di Alfano o di Monti. Oggi tormentati dal timore di farsi "laminare ulteriormente". E, soprattutto, le aspettative di un Paese che gli si é letteralmente consegnato sono ora enormi. Quasi esagerate.

Non basteranno le promesse a cascata, e i pur apprezzati 80 euro nelle buste paga dei salariati meno retribuiti. Superare il 40 per cento dei suffragi é roba da brividi, anche per il giovane e iperattivo leader che si appresta alla presidenza dell'UE dopo essere stato il più votato della sinistra europea, e l'unico al governo non penalizzato dall'ondata populista ed euro-fobica.

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