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L'Italia ha trovato il suo governo

Il governo che ha preso forma dopo una difficile gestazione di quasi 90 giorni in Italia è, nonostante tutto, un governo di compromesso e di equilibrio. Sei ministri "tecnici" e 12 "politici". E se la componente euroscettica dei gialloverdi potrebbe dare qualche preoccupazione a Bruxelles, nell'esecutivo c'è stato spazio anche per figure europeiste.

Questo contenuto è stato pubblicato il 01 giugno 2018 - 15:08
tvsvizzera.it/Zz/afp con RSI (TG del 01.06.2018)
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Tutti hanno fatto un passo indietro per farne uno avanti, il più importante: la formazione del governo. Il corrispondente della Radiotelevisione svizzera a Roma, Lorenzo Buccella, riassume così le dinamiche che hanno fatto in modo che l'Italia, a 88 giorni dalle elezioni, abbia infine un governo. 

Passi indietro che si sono concretizzati con quello "di lato" di Paolo Savona. Il "ministro della discordia" che il presidente Mattarella non ha voluto all'economia si occuperà di un altro ministero, quello degli Affari europei. Una posizione dalla quale potrebbe comunque avere spazio per dire la sua sulla revisione dei trattati con l'Unione. 

Nella posizione delicata delle finanze e dell'economia c'è dunque il professore di economia politica Giovanni Tria, che rimane critico nei confronti della moneta unica europea, ma perlomeno non è favorevole all'uscita dell'Italia dalla zona euro. 

Un europeista agli esteri

La componente euroscettica del nuovo governo italiano è compensata dal ministro degli esteri Enzo Maovero Milanesi. Il 63enne professore di diritto comunitario ha passato buona parte della sua carriera professionale tra Bruxelles e il Lussemburgo ed è già stato ministro degli Affari europei nel governo di Enrico Letta, un esecutivo molto criticato proprio da Lega e Movimento 5 stelle. 

Un governo, quello che ha prestato giuramento venerdì,  guidato da un "tecnico" non eletto, Giuseppe Conte. La componente politica, è comunque evidente. I leader delle due forze politiche vincitrici delle elezioni, Matteo Salvini e Luigi di Maio, occupano entrambi la posizione di vicepremier e la direzione di due ministeri dai quali potrebbero agire sui punti nevralgici del programma dei rispettivi partiti.

Di Maio, alla guida del ministero del Lavoro, potrebbe avere una posizione privilegiata per portare avanti la lotta alla legge Fornero sulle pensioni o i lavori per il reddito di cittadinanza.

Salvini, agli interni, ha invece già promesso un giro di vite sull'immigrazione, annunciando già dei tagli ai fondi per l'accoglienza dei migranti. 

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