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"Dobbiamo avere il coraggio di dire di no ai pesticidi"

Nel 2020 il popolo svizzero dovrà esprimersi sul divieto di pesticidi nella Confederazione. Keystone / Patrick Pleul

Malles, in Italia, è stato il primo comune in Europa a vietare i pesticidi. Di passaggio in Svizzera, il sindaco Ulrich Veith spiega i motivi di quel divieto e racconta come è cambiata la realtà del villaggio del Trentino-Alto Adige dopo la storica decisione. Intervista.

Questo contenuto è stato pubblicato il 19 settembre 2019 - 17:00

Nel settembre 2014, il comune di MallesLink esterno nella Val Venosta è stato il primo in Europa a mettere al bando i pesticidi. Nel referendum indetto dal sindaco Ulrich Veith, il 75% dei votanti del villaggio di circa 5'200 abitanti si è detto favorevole al divieto di utilizzare fertilizzanti e prodotti chimici sul suo territorio.

Un risultato sorprendente, se si considera che l'economia del comune sul confine con Svizzera e Austria è fortemente legata all'attività agricola, in particolare alla produzione intensiva di mele. "Un rivoluzionario? No, sono un sindaco come tanti altri che si preoccupa per la salute dei suoi cittadini", afferma Ulrich VeithLink esterno, che incontriamo a margine di un congresso ad Aarau, nel canton Argovia, in occasione della Giornata svizzera degli insettiLink esterno.

swissinfo.ch: Come le è venuto in mente di vietare i pesticidi nel suo comune?

Ulrich Veith: Sono sindaco di Malles dal 2009 e già pochi mesi dopo la nomina ho notato che c'erano problemi tra gli agricoltori biologici e quelli convenzionali. A causa del vento che caratterizza la nostra regione, dei produttori di latte biologico hanno trovato tracce di pesticidi nel fieno. Ciò poteva compromettere la certificazione biologica dei loro prodotti.

Abbiamo avvertito l'Unione Agricoltori e Coltivatori Diretti Sudtirolesi (Südtiroler BauernbundLink esterno), la quale ha però semplicemente detto che il problema riguardava soltanto pochi produttori e che la questione si sarebbe risolta da sola. Noi però non ci siamo fermati e abbiamo iniziato a informare la popolazione, invitando esperti dalla Germania.

Ci siamo resi conto che i pesticidi non rappresentano un problema soltanto per gli agricoltori biologici, ma molto probabilmente anche per la nostra salute. Ho così deciso di indire un referendumLink esterno per sapere se anche la popolazione condividesse i nostri timori.

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In che clima si è svolto il referendum?

Inizialmente non c'erano tensioni. Quando però l'unione dei coltivatori ha capito che la gente avrebbe effettivamente votato, ha iniziato a fare pressione. Temeva che altri comuni avrebbero iniziato a interrogarsi sull'uso dei pesticidi. Mi è stato detto che non spetta al sindaco decidere cosa e come coltivano gli agricoltori sul loro terreno. Su questo sono d'accordo. Ma quando si trovano tracce di pesticidi nelle scuole, negli asili e nei parchi pubblici, come successo a Malles, non posso non intervenire. Il Trentino-Alto Adige è d'altronde la regione d'Italia in cui si utilizzano più pesticidi.

Al di fuori del nostro comune, tutti volevano evitare che la gente andasse a votare. Ma in quanto sindaco volevo sapere che cosa ne pensasse la popolazione, sebbene non fossimo sicuri di avere la competenza per indire un referendum.

Ulrich Veith è sindaco di Malles dal 2009. zvg


Lei ha deciso di far votare anche i sedicenni. Come mai?

Nelle manifestazioni precedenti al voto erano presenti molti giovani. Ritengo che un sedicenne sia sufficientemente maturo e informato per esprimersi. Lo vediamo bene oggi con gli scioperi per il clima: i giovani sono molto sensibili alle tematiche ambientali.

Il divieto è stato accolto dal 75% dei votanti. Si aspettava un risultato così netto?

Mi aspettavo un 'sì', ma non in queste proporzioni. Mi ha sorpreso anche la forte partecipazione, vicino al 70%. Quando abbiamo iniziato a parlare di divieto, la tematica dei pesticidi non era molto presente nelle discussioni in Germania, in Svizzera e in altre parti mondo. Col tempo, ci siamo resi conto di non essere soli.

Nel giugno 2018, il Tribunale amministrativo regionale (TAR) ha accolto un ricorso dell'unione dei coltivatori e ha sospeso il regolamento che prevede il divieto di usare pesticidi nel suo comune. È una sconfitta per la democrazia?

No, non direi. Sarebbe stato un affronto alla democrazia se la Corte dei conti di Bolzano non mi avesse assolto dall'accusa di danno erarialeLink esterno in relazione al referendum [al sindaco era stato chiesto di risarcire i 24'000 euro spesi per il referendum, ndr]. Ora siamo in attesa di una decisione definitiva da parte del TAR. Ma indipendentemente da essa, ritengo che come sindaco posso intraprendere altri passi poiché in ballo c'è la salute dei cittadini.

"Se la Svizzera dirà di sì al divieto, sarà un segnale per tutto il mondo"

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Come è cambiata la realtà di Malles dopo il voto?

Tanti piccoli contadini hanno provato a seguire un'altra via, a produrre verdure in modo biologico. Il grosso cambiamento è però legato all'interesse che abbiamo suscitato in tutto il mondo. Oggi tanti vengono a Malles per sapere come abbiamo agito o per offrirci sostegno morale. Ne ha beneficiato anche l'economia locale visto che molti turisti vengono nella nostra zona perché affascinati da quanto abbiamo fatto.

Malles si trova sul confine con Svizzera e Austria. Frieder Blickle / IDM


Quale sostegno ha avuto dalla Svizzera?

A dire la verità non c'è stato molto sostegno dalla Svizzera. Sappiamo però che anche gli svizzeri voteranno sul divieto di pesticidiLink esterno [dettagli in fondo all'articolo, ndr]. Non sarà facile, anche perché abbiamo visto le difficoltà che ci sono in un piccolo comune come il nostro, figuriamoci uno Stato intero. Trovo comunque positivo che la popolazione abbia la possibilità di esprimersi. Se la Svizzera dirà di sì al divieto, sarà un segnale per tutto il mondo.

La Svizzera ha di recente messo al bando dodici pesticidi considerati altamente tossici. Non basterebbe proibire le sostanze più pericolose?

Non serve a nulla vietare soltanto alcuni prodotti perché i contadini biologici continueranno ad avere problemi di contaminazione. Da ricerche effettuate l'anno scorso abbiamo trovato che i pesticidi erano presenti a chilometri di distanza dai campi, persino nelle case. Non si può andare avanti così. È necessaria una svolta.

"Cambiare le cose è possibile, per il bene di tutti quanti"

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Ma se tutti facessero come il suo comune, non ci sarebbe il rischio di esporre la popolazione mondiale al rischio di penurie alimentari?

Non penso. Il biologico ha fatto molti passi in avanti. Lo vediamo da noi: il biologico funziona. Tutti i contadini che si sono convertiti lavorano meglio di quelli convenzionali. La domanda sul mercato c'è e i prezzi sono più alti. Quindi perché non cambiare?

Lei partecipa alla Giornata svizzera degli insetti. Qual è il suo messaggio ai sindaci e alle persone in Svizzera preoccupati per l'impiego di pesticidi nel loro comune?

Ci sono molte menzogne sui pesticidi e quindi invito i sindaci, così come la popolazione, a informarsi correttamente. Per me non è stato facile, se penso a tutte le pressioni esterne, i tribunali… Ma bisogna avere forza e coraggio. Cambiare le cose è possibile, per il bene di tutti quanti.

Pesticidi in Svizzera: due votazioni cruciali nel 2020

In Svizzera sono state depositate due iniziative popolari che intendono ridurre il ricorso ai pesticidi. La prima, denominata Per una Svizzera senza pesticidi sinteticiLink esterno, vuole vietare l'utilizzo dei pesticidi in Svizzera e l'importazione di derrate alimentari contenenti pesticidi. La seconda, chiamata Acqua potabile pulita e cibo sanoLink esterno, chiede di tagliare le sovvenzioni dirette agli agricoltori che impiegano pesticidi o antibiotici.

A metà giugno, una maggioranza di deputati della Camera del popolo ha ritenuto che le due iniziative fossero eccessive e le ha respinte senza presentare un controprogetto. Il dossier passa ora alla Camera dei Cantoni. L'anno prossimo, le due proposte verranno sottoposte a votazione popolare.

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