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Diego, l'altro Giacometti, protagonista a Milano

Fino al 23 giugno, la Fondazione Luigi Rovati di Milano celebra l'artista svizzero fratello del più famoso Alberto con una mostra dal titolo “Diego, l'altro Giacometti”.

Questo contenuto è stato pubblicato il 26 marzo 2023 - 08:00
Claudio Moschin

La mostra Link esternosi sviluppa in quattro temi, le sculture e il design, i mobili e gli oggetti, il bestiario e infine Diego come modello (in dipinti realizzati dal padre Giovanni o dal fratello Alberto, che lo ha immortalato anche in sculture in gesso e in bronzo). Un'esposizione importante, che accoglie opere provenienti dagli eredi di Diego, dalla Fondation Giacometti di Parigi, dall'Alberto Giacometti Stiftung conservata presso la Kunsthaus di Zurigo, dal Museo Picasso di Parigi e da collezioni private.

Giacometti è diventato un cognome canonico nelle sfere dell’arte, ma quando si parla di design i collezionisti e gli studiosi potrebbero non lodare l’eccentrico scultore Alberto, ma piuttosto le opere del suo discreto fratello minore Diego. Infatti, i suoi mobili in bronzo dalle proporzioni perfette e il serraglio che contengono sono sempre più ammirati e ricercati dai professionisti dell’arte e dai collezionisti in Europa e negli Stati Uniti a partire dagli anni ‘70. Ma nell’ultimo decennio si è assistito a un aumento vertiginoso dei prezzi, rendendo Diego Giacometti il designer più pregiato insieme a Claude e François-Xavier Lalanne.

Nato nel 1902 a Borgonovo, in Val Bregaglia, 13 mesi dopo la nascita del fratello Alberto, Diego già da piccolo fa da modello per le sculture del fratello, che a dodici anni crea la sua prima opera intitolata “Testa di Diego”.

Dopo aver viaggiato per mezzo mondo Diego, nel 1925, raggiunge Alberto a Parigi, realizza oggetti in bronzo e gesso per arredamenti d’élite. Quando Alberto inizia lo studio dei ritratti dal vivo, il designer diventa suo modello ed assistente: prepara le armature di sostegno ed esegue i calchi in gesso per le fusioni.

Diego Giacometti nel suo atelier parigino nel 1981. @ Pino Guidolotti

Il talento e la fama tardiva di Diego non possono essere compresi al di fuori del rapporto, complesso ed estremamente stretto, tra i due fratelli, che vissero e lavorarono fianco a fianco nello studio di Parigi per 40 anni. Per decenni, ogni opera di Alberto è passata attraverso la mano del fratello che ha scalpellato la pietra, costruito le armature, creato i calchi, ucciso il gesso, lucidato e patinato il bronzo. Diego era anche il confidente del fratello e posava incessantemente per lui, tanto che la sua testa divenne praticamente una firma dell’arte di Alberto.

Ma Diego si fa anche un nome suo come mobiliere, progettando e realizzando dapprima fioriere, lampade e vasi per tavoli e poi veri e propri mobili. Dopo la morte del fratello, Diego inizia ad investigare sempre più sulle sue doti espressive e i suoi mobili si trasformano in veri e propri oggetti di scultura. Seguendo una passione della sua infanzia inizia a modellare animali. Ormai 80enne compie un’ultima grande impresa: l’arredo per il museo Picasso di Parigi. Muore il 15 giugno del 1985. La sua tomba si trova accanto a quella dei genitori e del fratello Alberto nel cimitero di Borgonovo, alcune sue opere sono esposte a Stampa nel museo Ciasa Granda.

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