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Valeria e il suo primo documentario

tvsvizzera

Dallo spazio RSI al Festival del film Locarno: incontro con Valeria Bruni Tedeschi, regista di 'Une jeune fille de 90 ans'

Questo contenuto è stato pubblicato il 04 agosto 2016 - 17:54

I tavolini dello Spazio Magnolia sono tutti occupati ben prima delle 12.00, ora fissata per l'inizio dell'incontro, realizzato da RSI in collaborazione con il festival, con Valeria Bruni Tedeschi e con Yann Coridian coautore del documentario che l'attrice italo francese presenta a Locarno per il suo esordio con la documentaristica. Une jeune fille de 90 ans è nato originariamente come il ritratto commissionato da Arte (la rete televisiva culturale franco tedesca) del ballerino e coreografo francese di fama internazionale Thierry Thieû Niang ed è stato realizzato durante un atelier che il ballerino teneva all'interno di un ospedale parigino per anziani pazienti malati di Alzheimer.

Un'esperienza che Yan Coridian ha riassunto con la parola "risveglio" in un passaggio tradotto dalla versatile Valeria Bruni Tedeschi che si è offerta simpaticamente come traduttrice simultanea.

Il passaggio dalla fiction alla documentaristica ("Locarno mi porta fortuna, per questo ho voluto portare qui il mio debutto come regista di documentari") viene definito dall'attrice-regista come il passaggio da un'attività "volontarista", dove ci si impegna per far accadere qualcosa, a un'attivà più contemplativa: "un'esperienza quasi spirituale e anche miracolosa".

E il miracolo il documentario lo ha fatto davvero. Durante l'atelier - passo di danza dopo passo di danza - una delle pazienti dell'ospedale ha riscoperto uno dei sentimenti più forti dell'adolescenza: l'innamoramento. Un piccolo miracolo di cui sono state complici le due camere usate dalla troupe nel tournage. "Il cinema è sempre erotico" -ha chiosato la Bruni Tedeschi- "cambia il comportamento delle persone e sono certa che quello che è successo è dovuto alla presenza della camera".

Valeria Bruni Tedeschi vive a Parigi fin dagli anni '70 quando la sua famiglia vi si trasferì per sfuggire alla stagione del terrorismo italiano. Inevitabile chiederle qualcosa sulla minaccia dell'Isis e sugli atti terroristici dell'ultimo anno e mezzo. "È tutta l'Europa ad essere sotto assedio, in guerra", ha detto l'attrice, "siamo tutti senza parole di fronte a quanto succede e personalmente soffro di questa assenza e dell'assenza di un pensiero illuminato capace di spiegare le cause invece di commentare solo gli effetti di quanto sta accadendo."

Il film per ora esce in televisione: "I documentari hanno vita difficile al cinema" - ha detto la Bruni Tedeschi - "ma vorremmo dargliene una anche su grande schermo, dove io adoro vedere i documentari. Ci stiamo lavorando con la produttrice. Speriamo!"

Speriamo anche noi con lei, insieme a tutti coloro che da domani torneranno a mettersi in fila per assistere al programma della Semaine de la critique, che del documentario da grande schermo ha fatto la sua bandiera (vincente!).

MB

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