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Turismo di qualità o di quantità, cosa plasmerà le Alpi del futuro?

Le Alpi in transizione: è stato questo il fil rouge della Settimana Alpina 2022, evento internazionale organizzato quest'anno a Briga. Tra i partecipanti ai dibattiti, un settore è stato il grande assente: quello del turismo. 

Questo contenuto è stato pubblicato il 30 settembre 2022 - 08:00

Nel primo fine settimana di settembre,  un gruppo di influencer che conta decine di milioni di follower, capitanato dall'imprenditrice italiana Chiara Ferragni, si è recato sul Lago di Lucerna per un soggiorno di lusso. Una vacanza fatta più di spa e cene costose che di zaino in spalla sulle Alpi. Fin qui, tutto bene. Una questione di legittime preferenze.

In quei giorni, però, la celebre compagnia ha fatto anche una "gita" in elicottero per un aperitivo a base di champagne su un non precisato ghiacciaio sulle montagne circostanti Lucerna. Il tutto documentato con "stories" pubblicitarieLink esterno accompagnate dall'hashtag #myswitzerland, lo stesso hashtag promosso dall'ente turistico nazionale Svizzera Turismo per rendere le immagini di paesaggi elvetici virali sulle reti sociali. Particolare che fa intendere che la vacanza sia stata loro offerta a scopi promozionali.

Turismo, direzioni opposte?

In tutto questo, il volo in elicottero non è passato inosservato, facendo nascere non poche polemiche in Svizzera e all'estero. L'ambiente, il clima, la salvaguardia dei ghiacciai (in particolare difficoltàLink esterno), delle acque, degli spazi naturali: tutte iniziative nobili, portate avanti da ambientaliste e ambientalisti, politiche e politici e anche dalle celebrità in grado di influenzare l'opinione pubblica. Fatta eccezione per qualche sgarro a vantaggio di lusso e comodità. Ai cosiddetti VIP, si sa, a volte viene perdonato, altre meno; ma che sia proprio l'ente turistico nazionale a finanziare questi "sfizi" a danno delle Alpi? Se lo sono chiesto in molti.

Intanto in Vallese...

Il lunedì seguente, a un centinaio di chilometri da lì, a Briga, in canton Vallese, è iniziata la Settimana Alpina 2022Link esterno. Un appuntamento che si tiene ogni due anni in un posto diverso tra Svizzera, Francia, Germania, Austria, Liechtenstein, Slovenia e Italia e in cui si è parlato in maniera transfrontaliera di "Alpi in transizione", questo il tema di questa edizione. 

La domanda che sorge a questo punto è qual è il legame tra il primo episodio citato e l'evento vallesano. Il nesso è dato da quanto emerso a Briga, dove a confrontarsi sono stati organizzazioni, ricercatrici e ricercatori e membri delle comunità montane allo scopo di scambiare storie, progetti e preoccupazioni inerenti l'arco alpino. Be' uno dei principali timori emersi è proprio quello legato al turismo di massa. 

Le temute conseguenze del sovraffollamento 

A detta di diversi tra gli esperti e le esperte intervenuti, infatti, la protezione del territorio e della morfologia alpini è messa in pericolo dalla massiccia frequentazione di turisti poco preparati e forse anche troppo poco rispettosi della montagna.

Una frequentazione delle Alpi che punta alla quantità dei visitatori più che alla conoscenza del territorio e dell'ambiente - è stato sostenuto alla Settimana Alpina - potrebbe infatti danneggiare irrimediabilmente lo spazio alpino. Si tratta di un argomento, quella del sovraffollamento turistico (o "overtourism" come viene talvolta definito), che tiene banco anche oltre le organizzazioni di salvaguardia alpina.

Cosa significhi appartenere ad una cultura alpina? È stato uno dei quesiti emersi a Briga. Keystone / David Azia

Dal momento che le organizzazioni turistiche non hanno partecipato al convegno e non si sono quindi espresse in quella sede sulla propria politica in materia di diffusione del messaggio pubblicitario, ci siamo rivolti a Svizzera Turismo per capire in che direzione si sta andando. Tra gli aspetti emersi - approfonditi in occasione di questa intervista -, c'è anche la precisazione che l'ente turistico nazionale non ha finanziato la discussa gita in elicottero né la permanenza degli influencer sul Lago di Lucerna: il gruppo è infatti stato invitato da una struttura alberghiera del posto a proprie spese.

"Non siamo responsabili di ciò che organizzano i fornitori di servizi locali - ci ha spiegato Nina Villars, portavoce di Svizzera Turismo -, ma ci impegniamo a sensibilizzare e motivare il settore in questa direzione".

Non solo turismo

“L’idea alla base della Settimana Alpina è di creare un gruppo multidisciplinare di organizzazioni, di esperte ed esperti e di membri della comunità, che possano discutere insieme in maniera transfrontaliera”, ci racconta Bianca Elzenbaumer, copresidente di CIPRA International (Commissione internazionale per la protezione delle Alpi), una rete che opera per la protezione e lo sviluppo sostenibile delle Alpi.

“Il tema ‘Le Alpi in transizione’ serve a chiedersi come possiamo essere proattivi in questa transizione, in modo da condurla – o almeno cercare di gestirla – in maniera positiva”. Keystone / Christof Stache

“Il tema di quest’anno è ‘Le Alpi in transizione’, perché con il cambiamento climatico e la perdita di biodiversità in atto, ci chiediamo come possiamo essere proattivi in questa transizione, in modo da condurla – o almeno cercare di gestirla – in maniera positiva”.

La tre-giorni di incontri a Briga ha infatti fatto emergere anche svariati altri temi oltre quello del turismo sostenibile. Dalla salvaguardia dello spazio abitativo, all'edilizia rispettosa dell'ambiente, dalla qualità della vita nelle Alpi, alla partecipazione della cittadinanza alle comunità di montagna, dalla permacultura (insieme di pratiche agronomiche volte alla coabitazione tra ambienti umani ed ecosistemi naturali, nel rispetto di questi ultimi) all’agroeconomia, dalle cooperative di comunità alla condivisione di progetti innovativi e di esperienze personali.

Esperienze a confronto

“Praticare l’escursionismo a lunga distanza sulle Alpi ti obbliga ad esempio a rispolverare il francese che non parli più dalle medie”, ha raccontato una ragazza del Liechtenstein evocando il suo rapporto con la montagna. “E poi ti accorgi che lo devi fare perché noi francesi non parliamo sufficientemente bene nessun’altra lingua”, ha aggiunto un altro partecipante facendo autoironia. “Ti confronti con errori organizzativi, come quello di portare cibo per una settimana”, ha continuato una giovane austriaca sottolineando come piccoli o grandi errori di pianificazione siano del tutto normali anche quando ci si prepara con serietà.

Esiste una cultura alpina transfrontaliera unitaria?

Uno scambio che ha portato a interrogarsi su cosa significhi appartenere ad una cultura alpina, se questa esiste davvero e se comprende altri denominatori comuni oltre a quello del vivere sulle Alpi. “È come per altri tipi di comunità, o come per i formaggi alpini – ci dice Bianca Elzenbaumer –, sono tutti formaggi alpini ma ognuno, così come ogni comunità, è diverso per un insieme di specificità”.

L'organizzazione

All’evento, sostenuto finanziariamente dall’Ufficio federale dello sviluppo territoriale (ARE), dal Comune di Brig-Glis e dal Principato di Monaco, hanno portato il proprio contributo in termini di contenuti l’Alleanza nelle AlpiLink esterno, la Città alpina dell’annoLink esterno, CIPRALink esterno, il Club Arc AlpinLink esterno, InterregLink esterno, IscarLink esterno, il Forum Paesaggio, Alpi, ParchiLink esterno, la Convenzione delle AlpiLink esterno e il Club alpino svizzeroLink esterno.

È stata inoltre l’occasione per celebrare i venti anni dalla stipulazione della Convenzione delle AlpiLink esterno, un trattato che riunisce tutti i Paesi dell’arco alpino, ossia Germania, Francia, Italia, Liechtenstein, Monaco, Austria, Slovenia e Svizzera, inglobando così un territorio che comprende 43 regioni e 5’800 comuni, in cui vivono circa 13 milioni di persone.

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Per un altro degli oratori presenti, Armin Bernhard, dell’Università di Bolzano, il fatto che la comunità alpina sia suddivisa in vari Stati è un ulteriore punto di unione. “L’assenza di confini porta anche ad un’assenza di responsabilità amministrative nei confronti di questa società che all’apparenza è frammentata”.

"L’assenza di confini porta anche ad un’assenza di responsabilità amministrative nei confronti della società alpina"

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Ma dove non arrivano le istituzioni, arriva la società civile, sostiene Bernhard. Ecco quindi che nei paesi di montagna possono nascere alberghi diffusi; piccoli caseifici trovano finanziamenti da privati per poter continuare a lavorare; vengono organizzate attività culturali, e così via. Il tutto allo scopo di preservarne la vita e il funzionamento, limitando – se non evitando – lo spopolamento delle montagne.

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