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Referendum, anche in Svizzera bassa affluenza "ma si vota spesso"

Negli ultimi vent'anni è stato raramente raggiunto il quorum in Italia. In Svizzera questa soglia minima per la validità del voto non esiste. Keystone / Alessandro Di Marco

Il fiasco clamoroso dei cinque referendum sulla giustizia che hanno visto la partecipazione di solo un italiano o italiana su cinque rappresenta il dato saliente della domenica elettorale, che prevedeva anche il primo turno delle amministrative in diverse città. Intervista al politologo svizzero Pascal Sciarini.

Questo contenuto è stato pubblicato il 15 giugno 2022 - 09:44

I cinque quesiti che chiedevano l'abrogazione di altrettanti dispositivi di legge (incandidabilità dopo condanna, limitazione misure cautelari, separazione funzioni dei magistrati, membri laici dei consigli giudiziari ed elezione componenti togati del CSM) - lanciati da Lega e Partito radicale e sostenuti soprattutto dal centrodestra - riprendevano in parte norme contenute nella riforma promossa dalla ministra della Giustizia Marta Cartabia, su sollecitazione dell'UE, che attualmente è all'esame delle Camere.

Affluenza di poco inferiore al 21%

Il tasso di partecipazione, leggermente inferiore al 21% (tra il 20,92% e il 20,94%)Link esterno degli aventi diritto - il più basso della storia repubblicana - è stato però ben lontano dal quorum richiesto del 50% richiesto dalla carta costituzionale (articolo 75Link esterno). Un risultato che ha aperto il dibattito sull'uso, ritenuto spesso disinvolto da parte della politica, e sul futuro di questo strumento di democrazia diretta.

L'ennesimo flop dell'affluenza alle urne testimonia infatti una crisi che secondo alcuni non è da addebitare tanto a questo istituto democratico ma alla politica, e in particolare ai partiti. Se in alcuni frangenti i referendum hanno aperto fasi nuove della storia italiana – si pensi a quello sul divorzio del 1974 che coincise con l'emancipazione della società dal clericalismo democristiano impostosi nel dopo-guerra o a quello sulla scala mobile del 1985 che portò alla definitiva emarginazione del Partito comunista che nel decennio precedente era entrato nell'area di governo - nell'ultimo ventennio hanno avuto un ruolo marginale.

Da vent'anni il quorum in Italia è una chimera

Il quorum non è più stato raggiunto, salvo alcune eccezioni, dal 1997 e sembra essersi esaurito il ruolo trainante del referendum che in passato era servito a forzare i blocchi posti dal sistema partitico all'evoluzione della società italiana. In Svizzera il referendum, assieme all'iniziativa popolare, costituisce uno degli strumenti emblematici della democrazia diretta elveticaLink esterno.

Ma anche nella Confederazione si assiste spesso ad affluenze ridotte della popolazione alle urne. Sulle peculiarità e sulle possibili analogie tra i due sistemi abbiamo chiesto un parere al politologo Pascal Sciarini, professore di politica svizzera e comparata all'Università di Ginevra (Dipartimento di scienze politiche e relazioni internazionali). 

Tvsvizzera.it: L'esigua partecipazione ai cinque referendum sulla giustizia di domenica scorsa costituisce un fenomeno solo italiano o è espressione di una tendenza più generale? Anche in Svizzera spesso, a referendum e iniziative, si assiste a un certo astensionismo, le situazioni sono analoghe?

Pascal Sciarini: È vero che in Svizzera c'è un tasso di partecipazione che non è troppo elevato alle votazioni, e non lo è neanche alle elezioni. Nelle votazioni la media è intorno al 40-45% di partecipazione alle urne ma questa partecipazione varia sensibilmente da uno scrutinio all'altro in funzione dell'importanza dell'oggetto e dell'intensità della campagna che precede il voto.

Poi bisogna sottolineare che in Svizzera si vota molto spesso quindi non è illogico il fatto che la partecipazione sia bassa, nel senso che gli individui – lo si è potuto dimostrare con degli studi – partecipano in modo selettivo: a volte vanno al seggio, altre si astengono in relazione al loro interesse per il tema o del tempo che hanno avuto per formarsi un'opinione in merito. Da questo punto di vista direi che il caso elvetico è differente da quello italiano poiché si vota molto più spesso.

Una seconda differenza è data dal fatto che il referendum in Svizzera è sospensivo mentre in Italia è abrogativo. Questo significa che nel primo caso il popolo deve dire di sì affinché la legge entri in vigore mentre nel secondo la legge è già in vigore e la si può contestare lanciando un referendum. Inoltre, un altro aspetto importante, è che non esiste una soglia, un quorum di partecipazione in Svizzera, contrariamente a quanto avviene in Italia.

Come ha appena detto in Svizzera non esiste un quorum per la validità di referendum e iniziative popolari. Questo potrebbe essere interpretato come un limite all'espressione democratica del voto?

Non penso che si possa dire che l'assenza di un quorum renda il risultato degli scrutini in Svizzera meno democratico. Quello che si è potuto dimostrare è che il primo motivo dell'astensione è che non ci si sente competenti o interessati all'oggetto in questione. E da questo punto di vista, anche se si ha una partecipazione inferiore al 50%, si può avere una votazione assolutamente democratica nel senso che può benissimo essere rappresentativa della popolazione in senso lato.

"Il caso elvetico è differente da quello italiano poiché si vota molto più spesso".

Pascal Sciarini, Università di Ginevra

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È molto confortante in proposito osservare che le persone che non hanno avuto il tempo di formarsi un'opinione e di informarsi sull'oggetto sottomesso a consultazione preferiscono astenersi piuttosto che votare in modo un po' aleatorio. Questo significa che questo fenomeno di "autocensura", come viene denominato dagli studiosi, aumenta la certezza, la fiducia che si può avere sulla validità democratica del voto. Dopo il problema potrebbe porsi nel caso in cui si dimostrasse che sono sempre le stesse persone che si astengono ad ogni scrutinio: se ciò si verificasse infatti sorgerebbe un problema di rappresentatività poiché non si conoscerebbero mai le preferenze di questo segmento di elettorato.

Ma, come ho detto precedentemente, in Svizzera abbiamo un fenomeno di partecipazione selettiva o occasionale in funzione della quale le persone che si astengono sempre sono solo una esigua minoranza e la grande maggioranza della popolazione partecipa di volta in volta selettivamente in funzione del suo interesse per il tema o del tempo che ha avuto per informarsi.

Pascal Sciarini, ricercatore e professore ordinario al Dipartimento di scienze politiche e relazioni internazionali a Ginevra, ha in particolare approfondito nel corso della sua carriera accademica tematiche riguardanti la democrazia diretta, il comportamento politico e la politica svizzera e comparata. Keystone / Salvatore Di Nolfi

Come viene visto all'estero il tasso veramente minimo di partecipazione (uno su cinque aventi diritto) al referendum di domenica in Italia?

Il 20% è un tasso veramente basso, considerato che contestualmente c'era un voto amministrativo in molte città che avrebbe dovuto favorire la partecipazione. Se si osserva da vicino però il contenuto dei quesiti referendari si constata che si trattava essenzialmente di questioni istituzionali relative all'ambito della giustizia che non appassionano generalmente le folle. Sono infatti temi molto tecnici per i quali è difficile entusiasmarsi e formarsi un'opinione.

Non sorprende quindi, da questo punto di vista, che il tasso di partecipazione sia stato così basso. Non c'era in gioco un argomento rilevante, analogo ad esempio a quello della Brexit, che chiedeva di scegliere tra restare o lasciare l'Unione Europea. Sono sicuro che in questo caso in Italia il tasso di partecipazione sarebbe stato dell'80-90%.

La scarsa affluenza alle urne può essere interpretata come un ulteriore sintomo della crisi dei partiti, e della politica più in generale in Italia?

Non si può negare che ci sia una crisi della rappresentanza. Non parlerei forse di crisi della democrazia ma senza dubbio si può intravvedere una crisi della democrazia rappresentativa nel senso che c'è una sfiducia sempre più grande della popolazione nei confronti della classe politica. E questo vale soprattutto in paesi come l'Italia e la Francia, meno in Svizzera dove c'è maggiore rispetto e fiducia nei politici.

"In un paese come l'Italia dove non vengono esercitati spesso i diritti popolari, espressione della democrazia diretta, non mi pare illogico che sia stato introdotto un quorum".

Pascal Sciarini, Università di Ginevra

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È vero che il tasso di partecipazione così basso può anche essere l'indicatore di una certa sfiducia verso le istituzioni. Si potrebbe però argomentare al contrario che le italiane e gli italiani avevano l'occasione per esprimersi su oggetti concreti e dunque, proprio in una situazione di crisi della rappresentanza, gli strumenti di democrazia diretta - che di principio consentono agli individui di codecidere direttamente sulle politiche da attuare - dovrebbero favorire una partecipazione elevata.

Ma resto dell'idea che gli oggetti sottoposti al voto popolare avessero un carattere molto tecnico e specifico. Inoltre, pur non avendo seguito la campagna referendaria, immagino che questa sia stata piuttosto fiacca e tutti questi fattori spiegano bene l'alta astensione alle urne.

Per evitare che le votazioni sui referendum non siano valide, come avvenuto in modo quasi costante negli ultimi vent'anni, sarebbe opportuno prevedere dei correttivi al quorum?

Credo di sì, in un paese come l'Italia dove non vengono esercitati spesso i diritti popolari, espressione della democrazia diretta, non mi pare illogico che sia stato introdotto un quorum, dal momento che non c'è una reale abitudine a votare come in Svizzera. In questo senso è vero che per ridare un po' di validità allo strumento referendario forse converrebbe abbassare il quorum.

Se infatti ogni volta che i cittadini sono chiamati alle urne si sa in anticipo che verosimilmente non sarà raggiunto il quorum, questo può essere un disincentivo a votare e così facendo si mette a rischio la rilevanza di questo istituto. In un simile contesto l'abbassamento del quorum, ad esempio al 40% degli aventi diritto, potrebbe forse consentire di ridare vigore al referendum e convincere gli elettori ad andare a votare.

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