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Prostituzione in Ticino, la zona grigia degli appartamenti

In Ticino per molte prostitute trovare un appartamento in cui lavorare è quasi impossibile. Keystone / Markus Scholz

Con la nuova legge trovarne uno dove lavorare legalmente è molto complicato. La testimonianza di una prostituta: "È un'ingiustizia". 

Questo contenuto è stato pubblicato il 12 febbraio 2023 - 08:30
Joe Pieracci, RSI News

Quindici anni fa, era il 2008, in Ticino si contavano 35 postriboli e circa 70 appartamenti a luci rosse: la situazione era insostenibile. Nel 2012 polizia e magistratura, contro la prostituzione illegale dilagante, lanciarono l’operazione Domino: chiusero i battenti diversi postriboli e decine di appartamenti a luci rosse. E nel 2019, con il chiaro obiettivo di regolare un settore a lungo in bilico tra legalità e illegalità, è entrata in vigore la nuova legge cantonale sulla prostituzione.

Oggi i locali a luci rossi legali sono 9, gli appartamenti in regola una ventina (18 per l'esattezza, ndr.) e la situazione è sotto controllo. Ma sono rimaste delle tensioni e delle questioni irrisolte, in particolare per quelle professioniste che vorrebbero lavorare in un appartamento in maniera legale ed indipendente, ma che - a causa delle severe restrizioni della nuova legge e del suo regolamento di applicazione - non riescono a trovarlo, rischiando così di finire nel sottobosco dell’illegalità.

"Nei bordelli sei esposta come gli animali, quelli che fanno le gare. Ma non tutte le donne vogliono entrare in un business di questo genere. Alcune preferiscono la privacy", ci spiega Gilda (nome di fantasia per questioni di privacy).

Gilda è una prostituta. Non è più giovane. E da tanti anni accoglie i clienti nel suo appartamento a Lugano ed ha accettato di parlarci della problematica che si è venuta a creare in Ticino con l’entrata in vigore della nuova legge: "Alle prostitute che vogliono lavorare in appartamento vengono messi i bastoni fra le ruote. E’ un’ingiustizia. Non lo trovano e quindi dopo vanno magari a finire a lavorare in nero. Perché evidentemente se non trovano un appartamento, poi devono appoggiarsi ad uno sfruttatore".

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"Con l’entrata in vigore della nuova legge quello che è accaduto è che diverse persone che lavoravano negli appartamenti anche regolarmente si sono ritrovate in una situazione di illegalità perché in quell’appartamento non era possibile lavorare. Poi sono scivolate nell’illegalità", conferma Vincenza Guarnaccia, operatrice di Zona Protetta.  "Dal nostro punto di vista, essendo comunque un’attività indipendente, bisogna permettere alle persone di poterla svolgere dove desiderano. Questa legge invece rende molto più difficile lavorare in un appartamento. E credo che questo sia discriminatorio", conclude.

150 decreti d'accusa in due anni e mezzo

Da quanto è scattata l’applicazione della nuova legge, dopo una prima fase di transizione, si contano circa 150 decreti d’accusa per prostituzione illegale negli appartamenti. E che il problema sia reale, lo confermano anche diverse inchieste di polizia. Solo per citare le principali: nel 2020 una coppia di rumeni residente nel BellinzoneseLink esterno è stata denunciata per aver gestito un giro di prostituzione illegale, collocando in appartamenti donne che dovevano corrispondere buona parte dei loro guadagni. Sempre nel 2020 uno spagnolo è stato arrestato poiché sospettato di aver messo a disposizione di prostitute numerosi appartamenti con affitti molto superiori al livello di mercato. Risale invece al marzo 2021 l’arresto di due rumenLink esternoi sospettati di aver orchestrato un sistema di controllo delle prostitute, da cui riscuotevano il guadagno derivante dalle prestazioni sessuali.

"Cosa ha permesso questa legge? Prima di tutto di regolarizzare le strutture e di dare le premesse per una prostituzione che si volga in maniera legale sul nostro territorio", afferma da parte sua il direttore del Dipartimento delle Istituzioni Norman Gobbi. "Nell’ambito degli appartamenti - aggiunge - la situazione è un po’ più difficile. Proprio perché se è vero che una prostituta può operare anche negli appartamenti è necessario però, se lo fa per mestiere ed in maniera continuativa, legalizzarlo anche dal punto di vista della legge edilizia. Questo è un po’ più complesso e complicato, ne siamo coscienti, lo sapevamo anche prima. Però uno degli obiettivi che c’era a monte della legge era anche quello di evitare quegli scontri e quei conflitti locali che c’erano tra proprietari di altri appartamenti, vicini di casa ed autorità comunale. Questo problema è stato risolto. D’altra parte, lo sappiamo, c’è questo problema segnalato da Zona Protetta, che dovremo affrontare, per capire se si può risolvere o meno".

"Detto questo però - conclude Gobbi - l’importante è avere ordine e soprattutto legalità sul territorio".

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