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L'economia svizzera meglio del previsto

A spingere verso l'alto il pil svizzero è stato tra le altre cose il commercio al dettaglio, favorito anche dal numero minore di viaggi all'estero. Keystone / Valentin Flauraud

Il prodotto interno lordo della Confederazione ha registrato una ripresa nel terzo trimestre, progredendo del 7,2% rispetto al periodo tra aprile e giugno. Un aumento atteso, ma superiore alle previsioni.

Questo contenuto è stato pubblicato il 01 dicembre 2020 - 13:16

Rispetto al periodo pre-crisi di fine 2019, il prodotto interno lordo svizzero è ancora inferiore di circa il 2%. Tuttavia, l'economia elvetica ha dato segni di ripresa tra luglio e settembre, registrando una crescita del 7,2%, dopo un crollo record dl 7,3% dei tre mesi precedenti.

A spingere il pil verso l'alto - commenta la Segreteria di Stato dell'economia (Seco) - sono stati soprattutto la domanda interna e alcuni comparti del terziario, mentre l'export ha risentito della situazione internazionale.

Rispetto ai paesi limitrofi l'economia elvetica ha comunque finora subito in maniera relativamente meno pesante i contraccolpi della crisi del Covid-19, argomentano i funzionari bernesi.

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Progressione attesa

La progressione era attesa dagli specialisti, ma si è rivelata leggermente superiore al previsto: gli economisti interpellati dall'agenzia finanziaria Awp scommettevano infatti su una progressione trimestrale compresa fra 5,0% e 7,0%.

Nel dettaglio, in seguito al progressivo allentamento delle misure anti-pandemia i consumi privati si sono ripresi bene, salendo dell'11,9% nel terzo trimestre. Anche gli investimenti in beni di equipaggiamento (+8,8%) e quelli in costruzioni (+5,1%) sono di nuovo aumentati in modo marcato. Nel complesso la domanda finale interna ha registrato una crescita record dell'8,9%, ma rimane del 2% circa inferiore ai livelli pre-crisi. In modo netto sono salite anche di conseguenza le importazioni di merci e servizi (rispettivamente +11,2% e +9,9%).

Il forte recupero della domanda di consumo da parte della popolazione è andato a beneficio soprattutto dei comparti del terziario orientati al mercato interno. A titolo d'esempio il commercio al dettaglio mostra un +6,0%, anche per effetto del volume minore di viaggi all'estero. La situazione si è rivelata propizia pure per il commercio all'ingrosso. Ma anche i servizi sanitari e sociali (+12,0%) mostrano un forte incremento, con la ripresa dei trattamenti non urgenti.

L'export risente della crisi internazionale

Forti controtendenze rispetto ai crolli dei due trimestri precedenti si sono avute nei settori della cultura, dell'intrattenimento e delle attività ricreative (+61,9%), nonché nel ramo alberghiero e della ristorazione (+72,9%). La riapertura delle strutture sportive, ricreative, culturali e di ristorazione ha determinato un forte balzo in avanti: questi comparti sono rimasti comunque ben al di sotto dell'attività pre-crisi. Questo perché da un lato durante l'estate sono rimaste in vigore alcune restrizioni di politica sanitaria, comprese quelle relative ai grandi eventi, mentre dall'altro è rimasto molto basso il numero di turisti stranieri.

Per quanto riguarda l'export di beni (+6,9%) si è assistito a un rimbalzo più forte rispetto al trimestre precedente, cosa che ha sostenuto anche il valore aggiunto dell'industria manifatturiera (+8,6%). Nemmeno in questo caso si è però ancora tornati ai livelli del 2019: la crisi del coronavirus continua ad avere un forte impatto sui settori industriali sensibili alle variazioni congiunturali, sottolinea la Seco.

tvsvizzera.it/mar/ats con RSI (Tg dell'1.12.2020)

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