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No ai finanziamenti esteri per le moschee

In Svizzera sarà vietato sostenere moschee e centri islamici con finanziamenti stranieri. Inoltre le prediche nei luoghi di culto deve essere fatta in una lingua locale (nazionale). È quanto prevede una mozione presentata dal leghista ticinese Lorenzo Quadri e accettata dal parlamento elvetico.

Questo contenuto è stato pubblicato il 26 settembre 2017 - 16:00
tvsvizzera.it/fra con RSI
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Secondo le ultime indagini giornalistiche, il governo turco finanzierebbe - direttamente o indirettamente - 35 moschee e centri islamici in Svizzera. Partendo da questo assunto, il leghista e parlamentare Lorenzo Quadri è convinto che l'obiettivo ultimo è quello "di promuovere la diffusione in Svizzera dell'islam radicale". Il Consiglio federale ritiene per contro che gli strumenti legali disponibili siano sufficienti per combattere i rischi rappresentati dalle comunità e dai predicatori islamici estremisti. Per questo motivo Il governo federale non ritiene né necessaria né sensata una limitazione massiccia dei diritti fondamentali come quella chiesta nella mozione. Così non la pensa il parlamento che con una maggioranza risicata (94 voti a 89 e 5 astenuti) ha sostenuto la tesi di Lorenzo Quadri.

Prediche nelle lingue nazionali

La mozione di Lorenzo Quadri va oltre. Chiede infatti anche che le prediche nei luoghi di culto islamici siano tenuti nella lingua locale, ovvero in tedesco, francese e italiano. Anche in questo caso il deputato ticinese ha fatto notare che si tratta di una questione di trasparenza. 

Il caso austriaco 

Per sostenere le sue posizioni, Lorenzo Quadri ha ricordato che la confinante Austria ha decretato, tra l'altro, un divieto di finanziamenti esteri per luoghi di culto islamici e l'obbligo per gli imam di predicare nella lingua nazionale. In questo caso però la risposta del governo è stata chiara: in Austria e è stato possibile imporre una certa trasparenza sui finanziamenti per la comunità islamica poiché quest'ultima è stata riconosciuta ufficialmente. Ciò presuppone una serie di diritti ma anche di doveri. Ecco perché, secondo il governo federale, la mozione andava respinta. Come detto il parlamento ha dato ragione a Lorenzo Quadri. Ora però il testo deve passare al Consiglio degli Stati (senato) dove la mozione ha meno possibilità di essere accolta.

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