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Penuria di medici, agevolazioni per i professionisti stranieri

Medici di famiglia sempre più gettonati. © Keystone / Gaetan Bally

Per ovviare a potenziali penurie di medici il Parlamento ha accolto la proposta di esonerare, a determinate condizioni e per un periodo transitorio, le professioniste e i professionisti stranieri dal triennio di formazione-lavoro post laurea per esercitare nella Confederazione.

Questo contenuto è stato pubblicato il 02 marzo 2023 - 13:05
tvsvizzera.it/spal con Keystone-ATS

Le figure interessate sono quelle dei medici di famiglia, pediatri, psichiatri e psicoterapeuti dell'infanzia e dell'adolescenza.

Dopo la Camera bassa quindi, anche il Consiglio degli Stati ha aderito – con 40 voti e un’astensione - alla deroga alle attuali condizioni per esercitare in Svizzera.

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La modifica prende le mosse dai diversi pareri pervenuti dai Cantoni, secondo cui le attuali norme potrebbero causare una copertura sanitaria insufficiente soprattutto nel settore della medicina di base ambulatoriale, in particolare nelle regioni periferiche dove i dottori prossimi alla pensione faticano a trovare un successore.

In concreto il progetto accolto giovedì dai senatori prevede che in caso di offerta sanitaria insufficiente, i Cantoni possano derogare alla norma che prescrive i tre anni di attività da parte del personale medico straniero presso un istituto di formazione post-laurea elvetico riconosciuto.

Tale disposizione derogatoria è limitata nel tempo - fino al 2027 - e non deve rimettere sostanzialmente in questione l'obiettivo concernente la garanzia della qualità e dell'economicità delle prestazioni mediche, alla base della suddetta formazione post laurea.

In ogni caso, dopo un breve dibattito, ha prevalso la tesi secondo cui l’allentamento temporaneo delle regole debba applicarsi soltanto ai quattro ambiti medici citati.

In aula il ministro della sanità Alain Berset ha voluto sottolineare che la regola dei tre anni è stata proprio adottata per evitare un'esplosione dei costi sanitari e le eccezioni devono rimanere tali. È infatti dimostrato, ha sottolineato il consigliere federale, che a un aumento dell'offerta segue un incremento dei costi e quindi dei premi malattia.



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