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L’ombra della truffa sul maxi sequestro di Bond USA

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Questo contenuto è stato pubblicato il 29 novembre 2017
Nell'immagine d'archivio un titolo americano da un miliardo di dollari. ANSA

Quasi 190 miliardi di dollari in titoli obbligazionari statunitensi degli anni Trenta sono stati sequestrati nelle scorse settimane dalla Guardia di finanza di Sondrio in collaborazione con le autorità giudiziarie elvetiche.

La notizia è emersa nel corso della conferenza stampa convocata martedì dalla Procura della Repubblica valtellinese, che sta coordinando l’inchiesta a vasto raggio per riciclaggio su base associativa condotta dalle Fiamme gialle, che a fine settembre aveva già portato al sequestro di 1,4 miliardi di dollari, sempre in bond statunitensi, e all’iscrizione di dieci persone nel registro degli indagati.

L’organizzazione, alla cui testa figura un cittadino balcanico conosciuto come “il generale serbo”, avrebbe affidato la custodia dei titoli a prestanomi e creato una documentazione fittizia allo scopo di immettere il cospicuo capitale nel circuito finanziario ordinario.

Altri sviluppi

Ramificazioni in Svizzera

In proposito, è stato specificato, un direttore di banca e un consulente si sarebbero prestati ad agevolare l’utilizzo, da parte dei membri dell’associazione, dei bond a titolo di garanzia su crediti e altri prodotti finanziari, immettendo così queste vecchie obbligazioni di dubbia provenienza nel circuito finanziario legale che, vista l’entità degli importi, avrebbe potuto produrre squilibri significativi all’intero sistema.

Ma l’inchiesta, concentratasi nel Nord Italia, ha avuto importanti ramificazioni in Svizzera, le cui autorità giudiziarie e di polizia hanno ordinato sequestri di titoli e perquisizioni in un’abitazione a Horw (Canton Lucerna) e presso la sede di una società a Embrach (Zurigo). E la consegna materiale dei titoli agli investigatori veltellinesi è avvenuta al Centro di cooperazione di polizia e doganale di Chiasso.

"Sembra una grande truffa"

Ma se da parte degli inquirenti si precisa che i certificati in loro possesso ne attesterebbero l’autenticità, in particolare riguardo ai Bond e Notes emessi dalla Federal Reserve con numero seriale 1934, vi sono grossi dubbi sulla loro validità attuale. Tanto da far pensare a una “mega truffa”, a giudizio del giornalista economico ticinese Marzio Minoli. “Titoli analoghi giravano più di 30 anni fa anche alle nostre latitudini. Si può anzi dire che i Bond e Lugano erano un abbinamento classico della piazza finanziaria locale fino a inizio anni ‘90. Ma si tratta ormai di un fenomeno superato anche negli ambienti della criminalità economica”. E soprattutto a suo tempo “nessuno è riuscito mai a incassarli”.

In verità riserve sulla veridicità dei documenti sono emerse fin da subito. Da una prima analisi risulta che possano essere autentici ma fonti della Federal Reserve hanno fatto sapere che sono “irregolari”. Questo in considerazione della loro provenienza sicuramente illecita. Emessi negli anni ’30 dalle autorità monetarie statunitensi a garanzia di alcuni loro alleati, questi titoli furono sottratti ai loro legittimi detentori durante il secondo conflitto mondiale e passarono di mano più volte in mode del tutto opaco.

Bellavia: il problema è l'anonimato

Per questo motivo grande scetticismo viene espresso anche da Gian Gaetano Bellavia, commercialista e consulente della Procura di Milano, secondo il quale il problema è sempre l’anonimato. “Una volta i titoli erano al portatore e chi deteneva fisicamente il documento aveva il diritto di incassarne il valore. Nel momento in cui è stato tolto l'anonimato è stato risolto il problema. Ecco perché in questo caso ci troviamo di fronte a vecchie obbligazioni risalenti agli anni ‘30”.

Ma vi è anche un secondo aspetto, sottolinea sempre il perito milanese, da tenere in considerazione. Normalmente le obbligazioni hanno una scadenza, sono infatti un contratto che fissa il versamento di interessi periodici e impone la restituzione di un determinato capitale a una certa data, mentre qui si parla di titoli di oltre 80 anni fa che verosimilmente sono inesigibili. E rendono quindi l’intera operazione “priva di senso”.

Per questo motivo ricordano certi titoli africani utilizzati nei tentativi di truffa di cui riferisce periodicamente la cronaca. Del resto, osserva Marzio Minoli, “se hai in mano 189 miliardi di dollari (che per dare un ordine di grandezza equivalgono a circa un terzo del PIL svizzero, ndr), ti puoi permettere molto di più che un semplice avvocato…” (che curi i tuoi interessi, ndr).       

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