La settimana in Svizzera
Tensione tra Berna e Bruxelles alle stelle, una nuova linea ferroviaria transfrontaliera, il burqa e il costo dello spegnimento delle centrali nucleari: carrellata sugli eventi che hanno contraddistinto l’attualità in Svizzera negli ultimi sette giorni.
I sorrisi e le pacche sulle spalle che avevano caratterizzato la visita di Jean-Claude Juncker a Berna a fine novembre sono solo un lontano ricordo. La decisione della Commissione europea di limitare a un anno la cosiddetta equivalenza finanziaria per la borsa svizzera ha raggelato le relazioni tra l’Unione e la Confederazione. Con questa sua mossa, Bruxelles vuole fare pressioni per raggiungere un accordo quadro istituzionale con Berna.
Il governo svizzero ha reagito stizzito, invitando a non politicizzare una questione prima di tutto tecnica e minacciando di non versare il miliardo promesso all’UE quale contributo al fondo di coesione.
Per la presidente della Confederazione Doris Leuthard, la settimana è però stata anche un’occasione per festeggiare. Venerdì è infatti stata inaugurata la Stabio-Arcisate. Era da oltre 100 anni che non veniva aperta una nuova linea ferroviaria transfrontaliera tra Svizzera e Italia.
Come in altri paesi europei, anche in Svizzera la questione del burqa è al centro dell’attualità. Un’iniziativa popolare chiede che a livello nazionale venga vietato dissimulare il viso. Una simile proibizione esiste già in Ticino. Il governo federale si è detto contrario all’iniziativa, preferendo che siano i cantoni a determinare se introdurre o meno un simile divieto.
Nei prossimi anni, la Svizzera dovrà progressivamente spegnere e smantellare i cinque reattori nucleari esistenti. Il costo dell’operazione sarà però superiore a quanto preventivato. Per disattivare le centrali saranno necessari circa 23,5 miliardi di franchi, il 13% in più del previsto.
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