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Il Ministero pubblico non ha favorito il consigliere federale Berset

L'impiego di personale da parte del ministro è stato minimo e adeguato alle circostanze, sottolineano le commissioni. ©keystone/peter Schneider

Vittima di un tentativo di estorsione da parte di una donna con cui ha avuto una relazione, il ministro ha agito secondo le regole. La conferma arriva dal rapporto delle Commissioni parlamentari che hanno analizzato tutti i documenti relativi alla vicenda.

Questo contenuto è stato pubblicato il 14 giugno 2022 - 20:54
tvsvizzera.it/MaMi con Keystone-ATS

Nessun trattamento preferenziale nei confronti del consigliere federale Alain Berset da parte del Ministero pubblico della Confederazione (MPC) nella vicenda del ricattoLink esterno cui è stato oggetto il ministro nel 2019. È quanto risulta dal rapportoLink esterno pubblicato oggi della Commissioni della gestione del parlamento.

La cancellazione dei dati dai dispositivi elettronici della ricattatrice è stata eseguita correttamente, si legge nel documento. Tuttavia, il rapporto solleva anche una critica: l'autorità di vigilanza dell'MPC (AV-MPC) non è stata informata del procedimento penale, ciò che invece sarebbe dovuta avvenire a causa dell'importanza pubblica della persona oggetto del ricatto. Il MPC e l'AV-MPC hanno ora definito con maggiore precisione i casi che richiedono la trasmissione di informazioni.

Inoltre, le commissioni hanno dichiarato di non voler commentare l'anonimato garantito alla vittima e alla colpevole nell'ordinanza penale "per rispetto della separazione dei poteri".

Il servizio del TG:

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Mezzi usati con proporzionalità

Anche la Polizia giudiziaria federale non è intervenuta in modo sproporzionato per conto del Consigliere federale, si legge nel rapporto. Non c'è stato alcun contatto diretto tra Berset e la polizia federale, né alcun tentativo di influenza.

Inoltre, l'impiego di personale da parte del ministro è stato minimo e adeguato alle circostanze. Il tempo investito è stato poco, una manciata di ore, sottolineano le commissioni.

Il rapporto conclude anche che Berset ha usato legalmente la sua auto di servizio per tornare da un weekend privato in Germania. Il viaggio era anche di natura professionale, poiché il ministro friburghese doveva tornare a Berna per parlare delle votazioni che si sarebbero svolte in Svizzera quella domenica. Nello stesso fine settimana non ha utilizzato fondi pubblici per pagare le spese di pernottamento in Germania.

Il commento del corrispondente a Berna Davide Paggi:

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Per giungere alle loro conclusioni, le commissioni hanno sentito il consigliere federale socialista e diversi impiegati del Dipartimento federale dell'Interno. È stato ascoltato anche il procuratore generale della Confederazione Stefan Blättler.

Hanno inoltre richiesto diversi rapporti, in particolare l'AV-MPC, all'Ufficio federale di polizia (fedpol) e alla Cancelleria federale e preso visione del fascicolo, ora chiuso, contenente il procedimento penale contro la donna che ha cercato di ricattare Berset nel 2019.

Le commissioni si dicono pronte a riprendere il lavoro se in futuro saranno necessari ulteriori chiarimenti e nel contempo chiedono al Consiglio federale, all'AV-MPC e al MPC, di presentare un parere sul loro rapporto entro l'estate.

Le commissioni della gestione avevano aperto un'indagine lo scorso autunno in seguito alle critiche mosse dai media circa la proporzionalità dell'intervento dell'unità speciale "Tigris" della polizia federale; secondo loro, inoltre, il consigliere federale aveva utilizzato in modo improprio soldi pubblici.

Condannata la ricattatrice

Per la cronaca, il settimanale zurighese Weltwoche aveva riportato nel novembre 2020 che il MPC aveva condannato, mediante decreto d'accusa, a una pena di 150 aliquote giornaliera da 30 franchi l'una una donna rea di aver ricattato Alain Berset. La pena è stata sospesa per due anni.

Berset si è sempre difeso dicendo che si trattava di una "questione privata" ormai risolta. Secondo il decreto d'accusa, la donna aveva utilizzato foto e corrispondenza privata tra lei e Alain Berset chiedendo 100 mila franchi, prima di ritirare la sua richiesta. Nel giugno 2020 aveva firmato una dichiarazione in cui accettava la cancellazione completa di tutti i dati presenti sui suoi dispositivi.

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