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Caccia USA in azione in Siria, scontri tra curdi, lealisti e opposizione

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Questo contenuto è stato pubblicato il 09 febbraio 2018 - 12:00
tvsvizzera/spal con RSI (TG del 9.2.2018)

Nonostante l’Isis sia stato cacciato dalle sue roccaforti la Siria continua ad essere martoriata da scontri tra le varie fazioni che si contendono le aree di influenza.

Nelle ultime 24 ore decine di miliziani governativi sono state falciate dai caccia statunitensi nell’est del paese dove le forze curde sostenute dalla coalizione occidentale combattono contro truppe lealiste appoggiate da Russia e Iran.

Il governo siriano in proposito ha parlato di "mostruosa aggressione" che dimostra come Washington sostenga "il terrorismo" dello 'Stato islamico e ha chiesto “l'intervento Onu".

Anche per Mosca si è trattato di un "attacco deplorevole" mentre i vertici della coalizione affermano che gli attacchi aerei sono stati effettuati per difendere le forze curde dall'offensiva di miliziani lealisti a ridosso dell'Eufrate, dove da 3 anni agiva l’Isis.

Altri sviluppi

Le versioni relative agli scontri nella regione divergono e mancano fonti indipendenti. Secondo i vertici USA circa 500 membri dei gruppi ausiliari finanziati e addestrati anche dall'Iran, sono avanzati con carri armati protetti da fuoco di artiglieria oltre l'Eufrate, verso il pozzo petrolifero di Khusham controllato dalle forze curde.

Il ministero degli esteri siriano ha invece affermato che i raid aerei hanno attaccato per primi le "forze tribali" che nell'area di Khusham "combattono contro l'Isis", anche se in realtà nella zona i miliziani dello Stato islamico sono stati dichiarati formalmente sconfitti.

Su un altro fronte a Ghuta, a est della capitale Damasco, i bombardamenti degli aerei governativi hanno ucciso 75 civili, tra i quali donne bambini, in una zona densamente abitata controllata dall’opposizione armata.

Dallo scorso 25 dicembre la zona è teatro di un’offensiva lanciata dall’esercito e dall’aviazione siriani sostenuti dalla Russia contro miliziani appoggiati dall’Arabia Saudita.

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