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Svizzera-Ue, sì all’intesa ma con una corte mista

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Questo contenuto è stato pubblicato il 03 febbraio 2018 - 18:58
tvsvizzera/spal con RSI (TG del 3.2.2018)

Riunito per due giorni a Versoix (Ginevra) il gruppo parlamentare liberale radicale (PLR) ha ribadito il suo sostegno alla cosiddetta via bilaterale con l’Unione europea - in particolare all’accordo di libera circolazione delle persone contro cui il partito di maggioranza relativa UDC (destra) ha lanciato un’iniziativa popolare.

Ma nel contempo deputati e senatori liberali non sono inclini a subire i diktat di Bruxelles che spinge per un accordo quadro istituzionale nelle materie coperte dalle intese sottoscritte con la Confederazione, al fine di favorire una ripresa automatica nell’ordinamento svizzero delle modiche normative introdotte dall’Ue.

È infatti impensabile che ogni novità legislativa sia oggetto di trattative tra Berna e Bruxelles ma su questo aspetto il Partito liberale radicale intende salvaguardare le prerogative della democrazia diretta elvetica.

E soprattutto, riguardo alle potenziali controversie giuridiche che potrebbero manifestarsi negli anni sull’interpretazione delle norme comuni, il PLR propone la creazione di una corte arbitrale mista analoga a quella esistente in ambito AELS (Associazione europea di libero scambio). Difficilmente infatti il popolo svizzero che sarebbe chiamato a pronunciarsi su un’eventuale intesa, accetterebbe che l’ultima parola nelle vertenze spetti alla Corte di giustizia europea.

Una posizione condivisa dall’economia (Economiesuisse) e che secondo indiscrezioni troverebbe consensi anche presso i negoziatori della Commissione Ue, che vorrebbe la conclusione delle trattative con Berna entro la fine di quest’anno.

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